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Cose meravigliose
“…e quando Lord Carnarvon incapace di attendere oltre, mi chiese ansiosamente – Riuscite a vedere qualcosa? - fui solo capace di rispondere – Sì, cose meravigliose-. “
Era il 1922 quando Howard Carter, affiancato e finanziato da Lord Carnarvon, scoprì nella Valle dei Re la tomba di Tutankhamen, definita sul risvolto di copertina come non meglio potrei fare io: una delle avventure archeologiche più entusiasmante di tutti i tempi.
Carter, privo di titoli accademici ma archeologo di grande esperienza sul campo, non ottenne il riconoscimento dai colleghi dottori in archeologia e non pubblicò mai ricerche scientifiche. Eppure, il suo nome è ascritto nel firmamento degli egittologi.
Questo corposo saggio è frutto dell’unione di tre volumi con cui egli, assistito da personalità di spicco in campo letterario, raccontò dei dieci anni di scavi e recupero. Esemplare perfetto di divulgazione ai non addetti ai lavori, al lettore non richiede competenze specifiche, pur riportando una quantità di informazioni rese con la massima precisione. Personalmente, ritengo che l’allestimento sia fondamentale per l’emersione dei pezzi esposti in un museo, non posso quindi restare indifferente alla potenza sprigionata da questo scritto.
Carter, infatti, non ci scorta in un luogo asettico o incapace di esaltare contenuti, ci conduce direttamente nei primi decenni del 1900. Ci racconta di un Paese, di luoghi e di persone, di sudore e fatica, di tecnica e di storia.
Siamo in Egitto e negli occhi un abbaglio dell’impietoso sole di Luxor.
Poi l’oscurità, la discesa nel pulviscolo e l’aria rarefatta, attraverso un piccolo foro nella porta la luce flebile di una torcia, osserviamo in piena apnea respiratoria una camera inesplorata da millenni.
È scompenso emotivo, sono i brividi di un violento attacco di malaria.
Il racconto trasuda eccitazione, stupore, commozione, febbre in una baldoria di sensazioni che il cercatore di tesori non può più controllare, di fronte al tesoro ritrovato.
La tomba del giovane faraone.
Non esiste più il tempo, solo la meraviglia che spazza via la sabbia, la mortificazione degli anni improduttivi. La storia si sta rivelando.
Galvanizzante per oltre la metà del suo corso, dove la verve si accosta al romanzo più che al saggio, il libro tende a rallentare nella seconda parte quando lo impone la descrizione minuziosa dei manufatti rinvenuti.
Corredato di molte immagini purtroppo di pessima risoluzione, questa carenza contribuisce però a incalzare l’atmosfera vetusta. Immancabile per chi abbia visitato e perso la ragione di fronte al tesoro di Tutankhamen esposto al museo del Cairo, una lettura estremamente interessante e ricca di dati per chiunque ami l’antico Egitto.
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graditissima segnalazione!
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