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Un ossimoro vivente
Ho chiuso il volume con un senso di profonda gratitudine nei confronti della Petrignani che con garbo e ricchezza di particolari ha saputo restituire non solo il dato biografico, imprescindibile, ma soprattutto l’anima della Ginzburg, nutrendo la sua narrazione di quel profumo d’autrice che solo le vere opere d’arte sanno trasfondere.
Leggere questa biografia permette infatti di entrare nel vivo delle sue opere che accompagnano il percorso di vita e lo scandiscono in varie tappe, restituendoci non solo il substrato della sua quotidianità ma anche il superstrato delle sue relazioni familiari, amicali e lavorative, tutte coincidenti con il fiore dell’intelligenza letteraria del ‘900. Pare essere davanti a un movimento centripeto che convoglia tutte le energie al cospetto di una piccola grande donna che, nell’intimo delle sue contraddizione umane, seppe essere un ossimoro vivente: ingenua e saggia, debole e forte, periferica e centrale. Una donna che è sopravvissuta a tanti dolori: agli uomini amati e morti prematuramente, agli amici portati via dalla malinconia o dal trascorrere del tempo. Una donna che ha sopportato il dolore convivendoci serenamente. Colpisce leggere quanto sia stata donna appunto, capace di gestire il ruolo materno, anche nella duplice vedovanza, con la scrittura, con un’attività che toglie tempo alla famiglia perché totalizzante, in perenne equilibrio tra il dare e l’avere. In perenne affanno, con un destino che le si è accanito contro.
La biografia ha inoltre il valore aggiunto di rappresentare la donna e l’artista anche attraverso le case che ha abitato; il poterci entrare con gli occhi della Petrignani che cerca nella realtà mutata dal tempo gli indizi - nella rappresentazione degli stessi spazi - disseminati nell’opera dell’autrice, prevalentemente di natura autobiografica, ha l’indubbio valore di avvicinare ancor di più il lettore alla Ginzburg. Commovente infine andare a cercarla anche nell’ultima dimora, quella della pietra tombale, quasi a offrirle un ultimo saluto che ci permette di congedarci da lei desiderosi di leggere tutto quello che ha scritto, anche le opere meno riuscite, al fine di poter ricomporre quel puzzle chiamato vita.
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