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Per amor di giustizia
La storia di Giorgio Ambrosoli scritta da Stajano e un “docuromanzo”, un’inchiesta, un romanzo, una storia che tocca principi fondamentali che dovrebbero essere incisi in maniera indelebile nel DNA dell’umanità. La “guerra” tra Ambrosoli e Sindona è la lotta tra il bene e il male, tra quello che dovrebbe essere e quello che in realtà è. Uno spaccato della nostra storia, un periodo difficile e non meno cruento e violento dei periodi di guerra, un frammento, forse il peggiore della storia della nostra “amata” repubblica.
Il senso di giustizia è la forza che sostiene tutta la narrazione di quest’opera, il coraggio di Ambrosoli di andare fino in fondo nonostante tutto, nonostante il prezzo che chiaramente avrebbe dovuto pagare, la rettitudine dell’eroe, l’eroe borghese. L’avvocato conduce le indagini con onestà morale rara, un’etica della giustizia e un rispetto estremo della patria, tradito dalle istituzioni di quella patria che troppo spesso fa soccombere i suoi eroi e protegge i carnefici.
Poco è cambiato da allora, solo i metodi cambiano, si utilizzano armi diverse che uccidono in maniera meno cruenta forse, ma non per questo infliggono meno sofferenza.
Ambrosoli come Falcone, come Borsellino eroi borghesi che hanno dato la vita per la giustizia e si sono “arresi” solo di fronte alla morte, l’unica sentenza che accomuna buoni e cattivi.
Si spengono gli eroi, forse spariscono alcuni mali, ma i meccanismi e i sistemi che governano tutto e tutti rimangono sempre al loro posto. Sarà a causa di quel gene, il gene della giustizia che non riesce a diffondersi in ognuno di noi, troppo contrastato dalla sete di potere e di ricchezza.