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IL TENNIS NON E' FATTO PER GENTE EQUILIBRATA
Ho spesso pensato che i grandi campioni di tennis possiedano una specifica nota di orginalità nel carattere che li rende bizzarri, stravaganti ed estremi. Un po' come gli Dei dell'Olimpo, i vari Borg, Connors, McEnroe, Lendl, Becker, Nadal e tanti altri che li hanno preceduti o seguiti mostrano spesso un lato abnorme della personalità che li fa apparire quasi caricature. Chi esageratamente paziente, chi meticoloso a livelli paranoici, chi irruente, irascibile o persino rabbioso, chi volitivo, inflessibile ed indomabile, chi coraggioso e spregiudicato. Oggi che l'elemento professionale ed atletico è diventato piu' determinante, queste riflessioni suonano forse un pò meno vere, ma col beneficio delle generalizzazioni un po' ardite mi sentirei di affermare che il tennis non e' fatto per gente equilibrata.
Perchè tutto ciò accada nel tennis più che in altri sports non e' facile a spiegarsi. Un incontro di tennis è sfida tra singoli individui prima ancora che fatto atletico. Tuttavia, a differenza di altre discipline sportive, il tennis non prevede contatto. Gli sfidanti sono separati da una rete e questa separazione rende la sfida più psicologica e mentale che fisica. Chi voglia emergere deve possedere una determinazione speciale e vien da pensare che individui in cui un singolo aspetto caratteriale risulti predominante e caratterizzante, abbiano maggior predisposizione a resistere alla pressione psicologica dell'incontro.
Mi sono avvicinato a questa troppo celebrata autobiografia di Agassi con curiosità. Agassi rientra a pieno titolo nel novero dei grandi e stravaganti campioni del passato e da appassionato di tennis mi intrigava scoprire qualcosa di più di quella contorta personalità.
Detto che il valore letterario del libro è pressochè nullo, occorre ammettere che la storia in sè e la sincerità quasi infantile del racconto finiscono per coinvolgere il lettore. Degno rappresentante di questo Olimpo, la caratteristica prevalente in Agassi è una esasperata emotività che lo spinge sempre e comunque all'eccesso. La sua storia personale è un susseguirsi di sbalzi umorali con continui alti e bassi che lo proiettano continuamente sulle montagne russe tra momenti esaltanti e crisi profonde. Spacca racchette, piange, gioisce e si dispera, esibisce improbabili punk look , odia e ama, fugge e ritorna ... che si faccia di allucinogeni, si improvvisi asceta o si sdilinquisca coi figli, Agassi è sempre e comunque sopra le righe. Eppure questa natura umorale gli ha consentito di essere tra i più longevi tennisti della storia, più volte al vertice del ranking e con una impressionante sequenza di trionfi nei principali Major.
La parte migliore del libro è senz'altro quella dedicata all'infanzia. L'immagine del ragazzino che si allena sotto gli occhi del padre despota e paranoico, in uno sperduto campo da tennis nel bel mezzo del deserto attorno a Las Vegas e con un dannato robot sparapalle che lo bersaglia senza tregua è di quelle che non si dimenticano.
Il resto e' tutto uno sfibrante susseguirsi di trionfi eclatanti ed insuccessi devastanti sul lato sportivo e di incontri salvifici ed abbandoni dolorosi sul lato umano.
Tutto sincero? Io credo di si'
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sicuramente non si tratta di un "caso letterario" ...
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Penso abbia ottenuto fin troppi plausi. Io l'ho scartato in partenza.