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Semplicemente un uomo
Il canto intessuto di narrazioni, il principio dell’ospitalità, la speranza nutrita dai sogni fanno da cornice al racconto del ritorno per eccellenza, quello di Ulisse. In un viaggio che inverte l’ottica e ci concede il privilegio di sentire le voci di chi l’esule incontrò, seducendolo, amandolo, fermandolo, lui divorato dalla eterna sete del conoscere, lui cantato e sublimato in un mondo fra terra e mare dilatato all’infinito, voci tutte al femminile. Si inizia dal luogo dove si attende il ritorno, una Itaca più petrosa che mai, se a raccontarla è la spartana Penelope, circondata da gente gretta, più pretendenti della stessa Elena, lo sguardo lungo di chi ha saputo nell’istante fugace del primo incontro, seppur da poco ragazza, leggere negli occhi di uno straniero audacia e intelligenza. Penelope al telaio, avvolta in sogni che al mattino rinnovano speranza , risvegliando paura e ansia. Telemaco, in cerca del padre giunto al cospetto di Elena e di Menelao, lontano da Itaca suscita il ricordo che si tramuta in elogio al coraggio, all’astuzia. Investito di una nuova identità è ora deciso a canalizzare il dolore per un padre troppo presente nella sua assenza, per farsene un vanto prima e una ragione poi. Circe, stregata e ammaliata, lei che potrebbe in un attimo trasformarlo, per puro divertimento, in un animale, lei che si annoia nel rendere gli uomini indifesi alla sua mercé. Con Ulisse è diverso: lui narra ed è canto, neanche le sirene possono tanto. E si procede così , ed è la volta di Calypso, ed il divario tra mortale e immortale si cristallizza per sempre: neanche la lusinga dell’immortalità potrà fermare “l’ultimo degli eroi”. Altre prove lo attenderanno, il suo limite dato dalla condizione mortale non sarà ora fatale, tornerà Ulisse, stanco e provato, e ritroverà la patria, gli affetti …
Una bella rivisitazione della storia di Ulisse secondo le donne che lo hanno amato, un’ottima occasione per approcciare il poema, una lettura che restituisce secondo il modulo del romanzo psicologico la complessità dell’epos, per mano di uno studioso che si rivela essere anche un eccellente narratore riservandoci nell’epilogo la possibilità di infinite letture.
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