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31 luglio 1919
Nel centenario della nascita di Primo Levi è ancora più prezioso risentire la sua voce, ripercorrere il suo pensiero, riproporre le sue riflessioni. Quelle compendiate in questa sua ultima opera (1986) sono il risultato di un lungo processo di recupero del fatto storico, nato prima dall’esigenza del giovane scampato al lager di testimoniare e di fare della scrittura terapia, per giungere poi in una continua evoluzione del pensiero ad una sedimentazione ragionata del fatto in sé. Solo una necessaria distanza e la capacità di trattare l’argomento in un mutato scenario umano, storico, sociale ed economico permettono all’uomo che fu prima vittima di accompagnare ognuno di noi nella comprensione del fenomeno evitando le storture che scaturiscono in primis dai truffaldini meccanismi della memoria- in maniera trasversale di quella delle vittime e quella dei carnefici – e in secondo luogo da certe immagini standardizzate che tutti conosciamo (il pigiama a righe, il filo spinato, i forni, le sevizie …) e che rischiano di appiattire il variegato “mondo concentrazionario”. L’opera di testimonianza che ha accompagnato l’esistenza del chimico reintegrato alla vita sociale è stata poi decisiva per questo labor limae perché, nel corso del tempo, ha permesso di chiarire l’inconsistenza delle domande più ricorrenti, sempre le stesse, che gli venivano rivolte dai giovani delle scuole ma non solo. Levi ha avuto il tempo di percepire tutte le fasi che hanno distinto la tardiva “scoperta”, lo studio, la celebrazione, la memoria e lo stesso negazionismo del “fenomeno Lager” e ha avuto l’intelligenza di intervenire con un acuto aggiustamento del tiro, un ripensare il fenomeno stesso in ottica più elevata, di vera comprensione al fine soprattutto di scongiurare il ripetersi di tale abominio. È soprattutto uno scritto che rifugge ogni semplificazione o qualsivoglia manicheismo, fornendo nel frattempo dettagli sconosciuti e in rigorosa sospensione del giudizio. Ognuno degli otto capitoli di cui si compone l’opera permette di affrontare una riflessione sui diversi aspetti che emergono a trattare un fenomeno storico così complesso: la vergogna, la memoria, la comunicazione, la violenza inutile, gli stereotipi in una serie di rimandi culturali che impreziosiscono il pensiero espresso e forniscono eventuali spunti di futura riflessione (è citata per esempio l’esperienza del filosofo Amèry). In conclusione, un’opera necessaria, utile a tutti e raccomandabile soprattutto alla generazione dei Millenial.
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