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MoranteMoravia
 
MoranteMoravia 2019-08-11 07:52:19 Natalizia Dagostino
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4.2
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4.0
Contenuti 
 
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Approfondimento 
 
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    11 Agosto, 2019
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Conflitti d'arte

Qualche giorno fa, presentando la sua ultima pubblicazione MoranteMoravia edito da Neri Pozza, ho conosciuto Anna Folli, giornalista mite, scrupolosa e di affinata sensibilità.

Dalle prime pagine capisco che questo libro è costato studio, ricerca, interviste difficili, visite in luoghi diversi. Ogni capitolo esprime l’interesse onesto e riservato per Elsa Morante e Alberto Moravia. Non c’è voyerismo, non c’è l’urgenza di guardare dal buco della serratura le vite di due geni. Riconosco una scrittura di rispetto e di gentilezza che svela una storia d’amore attraverso venticinque anni di storia d’Italia: il fascismo, la guerra, la ricostruzione, la comunità degli intellettuali.

Durante la lettura sono concentrata e commossa e mi avvicino in silenzio ad ascoltare la coppia dei contrasti: Elsa e Alberto, legatissimi e liberi, nati in contesti familiari diversi, complici e nemici, dannatamente entusiasti e felici. Una relazione tormentata contro la noia che esprime la meraviglia del pensiero custodito prima e, dopo, condiviso.

Il percorso nei sotterranei dell’anima è sempre doloroso. Gli amanti della letteratura intuiscono che procedere significa andare indietro, in fondo, a recuperare le origini, a cercare nelle visceri le ragioni della vita e delle relazioni. Il sentire profondo sperimenta il paradiso e l’inferno, la benedizione e la maledizione, il dolore e la felicità. Coloro che decidono di vivere sprofondando nella coscienza non scelgono il masochismo, ma la libertà. L’assoluta passione per la letteratura non rappresenta solo un incastro nevrotico, ma diviene respiro unico di due anime oltre la quotidianità e la morte, angosciate e gioiose, a capire la profondità, l’abisso dell’esserci. Coloro che credono si condannano e condannano il prossimo agli inferi: così, i poeti e le poete, così per chi è scelto dall’arte.

Rivedo Elsa e il suo volto di gatto, come ricorda lo scrittore Raffaele La Capria. Elsa che ama i bambini, il mare, i gatti, in quest’ordine. E che per tutta la vita assume la parte della donna folle e geniale, a rivendicare le sue idee. Solo una donna timida, salutando Moravia la sera del loro primo incontro, può lasciare scivolare nelle sue mani le chiavi della propria casa. Rigore e fantasia, sogno popolare e sogno di principessa, autonoma e assoggettata, talvolta, Elsa sembra davvero richiedere relazioni simbiotiche:
“… io vorrei disperatamente essere te per essere te” (p.49)
“Alberto mi fa venire le rughe e io a lui faccio venire gli attacchi” (p.59)

Moravia è sistematico nella scrittura, Morante cerca l’incantamento e l’ispirazione. All’inizio della loro vita assieme, si scambiano l’unico tavolino per scrivere, lui di mattina, lei di pomeriggio. Moravia racconta: “era più facile pensare di ucciderla che separarsi” e l’accusa di non saper stare al mondo, le rimprovera di non essere mondana né diplomatica. Sempre, però, riconosce l’eccellenza di Morante in letteratura. Lui cerca donne autonome, intelligenti, giovani e, soprattutto, innamoratissime e si rivela un uomo simpaticissimo che adora mangiare in compagnia.

Fra Elsa e Alberto riscopro il linguaggio della notte, intimo e feroce che non può sopravvivere alla luce senza risultare inadeguato, eccessivo. E la profondità invecchia, fa sentire pesanti, aggravati da tutto il rumore e il dolore del mondo. Elsa parla della pesanteur come il suo difetto principale, “la pedanteria, il bisogno di dare giudizi definitivi, l’incapacità di dimenticare e di dimenticarsi” (p.220), il dubbio, l’insoddisfazione, la pretesa d’assoluto.

Nelle pagine scorrono i luoghi, i viaggi, le relazioni amorose, gli amici e le amiche, la natura e gli animali, la guerra e la fame, la malattia, i conflitti e le urla, la vita da bohème, il rapporto con la maternità e la paternità, una genitorialità diversamente espressa, la frequentazione di pittori e scrittori nell’ambiente culturale romano. Il dopoguerra è anche il tempo vivacissimo degli artisti e degli imprenditori che si incontrano creando un mondo di idee. Nel 1947 nasce il premio Strega e nel 1953 Adriano Olivetti finanzia la rivista Nuovi Argomenti che accoglierà presenze significative.

L’invito, dopo questo libro, è a rileggere gli scritti di Morante e di Moravia per capire di più, esercitando, magari, il diritto al bovarismo che racconta Daniel Pennac: il diritto a emozionarci, a lasciarci prendere dalla storia. Il diritto a piangere, a sorridere e ad analizzare, se è il caso, perché i libri ci salvano la vita riconsegnandocela ricca di prospettive diverse. Grazie ad Anna Folli, io spero nel contagio del bovarismo come una malattia benedetta.

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Commenti

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Che bella recensione, Natalizia!
Conosco molto meglio l'opera di Moravia che quella della Morante. Comunque, mi pare assai interessante il libro qui presentato. La loro unione piuttosto burrascosa è quasi leggendaria.
Preferisco pensarli nelle loro villeggiature sull'isola di Capri, le passeggiate : lei con il gatto al guinzaglio e lui con un gufo appollaiato sulla spalla.
Mi associo ad Emilio: complimenti Natalizia, una recensione davvero molto bella... metto in lista questo libro e l'idea di riscoprire l'opera dei due grandi scrittori.
Grazie, Emilio, sì il libro è ben scritto e i due artisti hanno avuto davvero una vita movimentata. A Capri, si, si sono amati profondamente e sono stati felici. Buone letture
Ti sono grata, Chiara. Il libro rimane fra i miei preferiti in questa difficile estate. Buone letture
Rinnovo la mia gioia nel leggerti, sì è proprio quello che sento leggendo le tue recensioni, in questo caso poi l'interesse letterario verso Moravia, di cui sto leggendo l'opera omnia dopo non averne capito niente in età giovanile, coincide con la lettura da te intrapresa. Grazie! P.S.; "il diritto a emozionarci, a lasciarci prendere dalla storia. Il diritto a piangere, a sorridere e ad analizzare, se è il caso, perché i libri ci salvano la vita riconsegnandocela ricca di prospettive diverse" è la mia filosofia di lettura.

«Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.»

Umberto Eco
Grazie, perchè ci capiamo e affiniamo la sensibilità di stare al mondo, attraverso libri, autrici e autori
Già scaricato sul mio Kindle :-)
Fatto bene. Buona lettura Cristina
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