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UMANESIMO, SEMPRE.
Interessante scritto sulla figura di maggior spicco della cultura umanista, fa parte del filone biografico ampiamente calcato da Zweig e di fatto dovrebbe essere ascritto a tal genere, tuttavia e per brevità di trattazione e per taglio potrebbe definirsi maggiormente un piccolo saggio monografico.
La figura de Erasmo viene infatti delineata a partire da un criterio puramente cronologico e tratteggiata attraverso i nodi cruciali della sua esistenza, ciò ci fa avvicinare al biografia pura, ma viene anche approfondita nella dimensione più ampia della disputa teologica che investì l'Europa dell'epoca con l'apparire sulla scena di Lutero e con i deragliamenti successivi che la sua nuova dottrina assunse quando fu strumentalizzata da contadini e principi. A partire dalla seconda metà dello scritto, infatti, l'oggetto della trattazione è principalmente Lutero, l' antagonista che tanto serve a Zweig per imprimere ai suoi personaggi la giusta aura tragica che vuole far emergere- è una costante delle sue biografie-, mentre Erasmo diventa personaggio secondario. Con gli ultimi capitoli che avviano all' epilogo esistenziale emerge poi il messaggio di fondo dell'austriaco: Erasmo come “primo teoretico letterario del pacifismo”, Erasmo uomo solo e isolato “uno spirito libero e indipendente”, un uomo dunque che “non ha patria in terra”; Erasmo che preferisce la morte quando vede tramontato il suo ideale di un “impero universale umanistico concorde”, “libero come tutti i solitari, solitario come tutti i liberi”. Vi ricorda qualcuno?
Intese, sentite, partecipi, trascinanti le pagine finali dove si consegna l'eredità di Erasmo e, con insolito piglio ottimista, si tratteggia la scia dei suoi eredi ideali: Montaigne, Diderot, Voltaire, Schiller, Kant, Tolstoj, Gandhi e Rolland. Sono loro i paladini della comprensione, della tolleranza, dell'internazionalismo. Sono loro “gli araldi di un elemento di unione fra i popoli, che accendono ferventi nel cuore umano l'idea di una futura umanità superiore”. Bello uno Zweig ottimista, idealista, come qualcuno mi fece notare incapace di vivere il suo tempo perché ingenuo e ancorato ad un mondo ormai tramontato, io lo preferisco così dimenticando per un attimo il suo triste epilogo esistenziale.