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Da donna a donna
Chi era Caterina? Caterina Martinelli. Chi era? Una donna come tante, certamente. Eppure una donna speciale. Oggi basterebbe dire che la sua specificità è insita nel suo essere donna, moglie e madre come è impensabile esserlo nel tempo attuale ma come lo sono state, e neanche in giorni lontanissimi, le nostre madri o, per le più giovani, le nostre nonne. Sette gravidanze, sei figlie viventi, il primogenito morto, una delle bimbe malate, un marito con un modesto lavoro, le incombenze quotidiane ma soprattutto la guerra e con essa la povertà e la fame. Noi non sappiamo cosa sia. Eppure non è tutto ciò a rendere speciale Caterina, quella era la normalità e non solo negli anni bui del secondo conflitto mondiale sui quali si incentra il prezioso lavoro di Anna Maria Balzano, in particolare sui faticosi, tristi, incerti giorni successivi all' 8 settembre del '43. Il suo essere speciale è invece da ricercarsi nella sua mente vigile e attenta che, nonostante la modestia della sua condizione, alimenta un atto di ribellione necessario per rifiutare le condizioni di vita a cui la guerra la sottopone. Sono i giorni disperati della primavera del '44, l'aumento dei prezzi ha reso la fame insostenibile e le code ai forni interminabili, infruttuose e disperate. Perché aspettare diligentemente una razione sempre più misera e neanche certa? Questo dubbio, mosso e alimentato dall'impotenza crescente di non poter nutrire i propri figli, la portano alla necessaria disobbedienza e con essa alla morte, brutta, secca, ossimorica, se accostata allo “sfilatino” che l'ha generata: morte per il pane, da sempre simbolo di vita.
Scrivo queste poche righe a cavallo di due date importanti il 25 aprile, Festa della Liberazione, e il 2 maggio, la data del decesso di Caterina, 75 anni fa, e le scrivo soprattutto per ringraziare l'autrice che ha restituito, con preciso scrupolo storico e un'importante bibliografia a corredo delle sue ricerche, un piccolo vissuto, anonimo, anche se ampiamente ricordato in quel dell'ex Tiburtino III, nella nuova realtà urbana, sapientemente evocando le bellissime pagine manzoniane dell'assalto ai forni ma soprattutto aderendo in pieno ad una poetica che celebrava “il principio di necessità”:.. “che la poesia, e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto, e l’interessante per mezzo”. Grazie Anna Maria.
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In effetti in questo periodo cerco altro. Il detto "Il libro giusto al momento giusto" non è un luogo comune!
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