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L'Axl Rose del tennis
Autobiografia ben scritta e dal "sapore vero".
Partiamo da un presupposto AMO Andrè Agassi perché mi ricorda di quando ero bambino, la sua è una delle figure più popolari della seconda parte degli anni '80 e dell'inizio dei '90.
Quando ero bambino Agassi era la "rockstar del tennis", l'Axl Rose della racchetta.
L'immagine che ho ancora scolpito nella mia mente è quella di lui con i capelli lunghi ed i Jeans tagliati.
Un tennista atipico, lontano dall'immagine stereotipata del tennista "sportivo nobile di bianco vestito".
Noi in strada giocavamo ad una specie di tennis sull'asfalto, con una rete fatta con la corda per stendere, ero solo un gioco, e tutti volevano essere Agassi. Io volevo essere Agassi.
Il libro in se vale tutti i soldi che costa, è scritto egregiamente (il ghost writer è J.R.Moehringer), si legge in un soffio, nonostante la mole, e lascia l'impressione di essere davvero sincero. Questo perché il protagonista non nasconde diverse ombre e verità scomode o vergognose.
La storia comincia dalla fine, Agassi è alla vigilia di quello che sarà il suo penultimo incontro, è un uomo maturo e profondo, ricco di contraddizioni e pieno di problemi fisici:
"Sono giovane, relativamente parlando. Trentasei
anni. Ma al risveglio me ne sento novantasei."
Ed anche:
"Di fronte allo specchio del bagno, asciugandomi,
fisso il mio viso. Gli occhi rossi, la barba grigia:
un viso completamente diverso da quello con
cui ho cominciato. Ma diverso anche da quello che
ho visto lo scorso anno nello stesso specchio. Chiunque
io sia, non sono il ragazzo che ha intrapreso
questa odissea. Non sono nemmeno l’uomo che,
tre mesi fa, ha annunciato che l’odissea era giunta
al termine. Sono come una racchetta da tennis
alla quale ho cambiato quattro volte l’impugnatura
e sette volte le corde: è esatto dire che è la stessa
racchetta?
Immediatamente ci rivela la più strana delle verità, la più incredibile delle sue certezze:
"Gioco a tennis per vivere,
anche se odio il tennis, lo odio di una passione
oscura e segreta, l’ho sempre odiato."
Alla fine dell'incontro Agassi, nello spogliatoio, semi-paralizzato dal dolore, ripensa alla sua vita, ed al suo tennis, che in fondo sono la stessa cosa, e così comincia a raccontarla.
L'infanzia con un padre che ha sempre creduto di poterlo trasformare in un campione, e che per questo gli ha rubato l'infanzia con allenamenti massacranti e mostruosi.
L'adolescenza nell'accademia Bollettieri dove è diventato un vero tennista e dove per sopravvivere ha imparato a "mostrarsi" ribelle.
Poi il passaggio alla vita da professionista.
I suoi mille incontri.
Le sue vittorie.
Le sue cadute.
Le sue risalite.
Ma sopratutto le sue sconfitte, tutte le sue dolorose sconfitte.
Il tutto condito dalle più grandi contraddizioni che si possano nascondere in una persona che è l'esatto contrario di quello che tutti credevano, ma che proprio per questo, alla fine del libro amo ancora di più.
Quindi grazie Andrè, grazie perchè mi hai deluso, nella tua più profonda umanità, ti sei reso più vero, più concreto e più lontano da quel Dio che noi ti credevamo. Con i tuoi difetti ora ti vedo molto più vicino e molto più amico.
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Commenti
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Lo sport riesce spesso a trasmettere molte emozioni anche quando viene trasferito nei libri e nel cinema, che mettono in risalto la componente di sfida, di sacrificio, l'umanità o la disumanità che si nasconde dietro tanti campioni. Come Agassi per te, da ragazzo avevo il mito di Borg e poi di McEnroe. Bellissimo il film dell'anno scorso sul loro lungo duello.
Complimenti e buone letture
prima di tutto grazie,
poi ti confermo che la figura paterna è profondamente sviscerata e tratteggiata.
Il protagonista invece è tutt'altro che coatto! Leggilo ne vale la pena!!!
grazie anche a te.
Ti consiglio vivamente la lettura di questo libro se ti è piaciuto il film "Borg - McEnroe",
è stato proprio quel film infatti a farmi "googolare" la frase "biografie sul tennis", e immediatamente alla vista della copertina di "Open" a farmi saltare saltare sulla sedia pensando al grande Agassi!
A distanza di anni, ricordo ancora parti del romanzo che mi hanno colpito.
Una tra le tante, il discorso che il preparatore Gil Reyes tiene ad Agassi. "Sali sulle mie spalle e allunga la mano, ragazzo. Allungala".
A mio parere, questa biografia sportiva resta insuperabile.
Ne segnalo altre che considero comunque degne di note.
"Non puoi dire sul serio" di McEnroe, tanto per rimanere in tema di grandi personaggi del mondo del tennis.
"The Best" sull' indimenticato numero 7 dello United.
Da appassionato di pugilato anche "True" su Mike Tyson.
E per finire "Michael Jordan, la vita", a cura di Lazenby.
In nessuna di queste si raggiunge il livello di introspezione di "Open", ma restano ottime biografie sportive.
Voglio effettivamente leggere "True" su Mike Tyson!
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