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Montanelli l'anarchico borghese
 
Montanelli l'anarchico borghese 2009-07-10 16:26:48 prupitto
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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Luglio, 2009
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Montanelli l'anarchico borghese

Nonostante gli autori -giornalisti del Sole24Ore e di Belfagor -abbiano impostato la biografia di Montanelli secondo una scansione rigorosamente cronologica noi seguiremo invece una impostazione tematica che ci sembra piu' coesa e meno dispersiva.Sul fronte dell'industria,Montanelli assunse atteggiamenti contradditori:ossequiosi e profondamente critici al contempo.A partire dal 1962 -quando ancora era al Corsera-la sua attenzione si polarizzo' su Mattei al quale rimprovero' le scelte antiamericane,le mazzette ai partiti per renderli piu' docili alle sue richieste e il suo disprezzo per lo stato ma nel contempo non pote' certo negare la sua carismatica personalita' e il contributo di alto rilievo dato all'industria italiana.Il particolare accanimento critico nei confronti dell'Eni nacque anche dalla benevolenza economica della Edison e Montecatini dimostrata nei confronti del Corsera.Se sotto il profilo politico-economico- sia al Corsera che al Giornale nuovo- Montanelli pose l'enfasi sua una impostazione liberista- volta a tessere gli elogi della Thacher,di Reagan e dei teorici della scuola austriaca-,sul piano operativo non ebbe esitazione alcuna a chiedere sostanziosi aiuti economici per dare vita al Giornale ora partiti-alla Dc in particolare-,ora ai piu' prestigiosi imprenditori italiani(Formeton,Rizzoli) ma soprattutto all'Iri,a Cefis e infine a Berlusconi.Epilogo apparentemente paradossale -quello di farsi sostenere dai piu' rilevanti oligopoli di stato-per chi tuonava contro l'invandenza dello stato nell'economia.Quanto a Berlusconi,il suo sostegno dato al Giornale si rivelera' determinante e sara' ampiamente contraccambiato dai peana profusi nei confronti di Canale 5, nei confronti dell'eroismo imprenditoriale berlusconiano e dalla sua capacita' di spezzare il monopolio Rai della quale Montanelli era ospite -in qualita' di opinionista-e al contempo concorrente con Tmc.Non meno ambiguo fu il suo atteggiamento verso i partiti:con l'eccezione di Craxi , De Mita,De Michelis e Bertinotti(definito come un populista demagogico) nei confronti dei quali Montanelli non risparmio' il suo livore-gran parte dei leaders politici furono apprezzati come dimostrano i suoi ottimi rapporti con i piu' importanti notabili della Dc-Forlani e Andreotti in particolare-del Pri-in particolare La Malfa e Spadolini-,Pertini-che stimo' sempre moltissimo-e Berlinguer di cui riconobbe l'onesta' intellettuale pur non condividendone in un primo momento l'ideologia.Infatti, a partire dall'entrata in politica di Berlusconi-che costitui' la principale motivazione della rottura con l'imprenditore unitamente alle interferenze di Urbani e di Craxi-,Montanelli attuo' una svolta politica rilevante divenendo -da anticomunista intransigente per oltre quarant'anni -un sostenitore del centrosinistra e ad accettare conseguentemente i finanziamenti della Lega delle Cooperative ,dell'Arci necessari per fare decollare la sua esile creatura -la Voce -che ebbe un vita effimera.Inoltre-alla luce di quanto sopra rilevato-appaiono di certo paradossali le sue ripetute affermazioni sulle degenerazioni della partitocrazia della quale si giovo' senza troppe remore morali.Quanto al “caso Berlusconi” a partire dal 1995 sulle pagine del Corsera,Montanelli appoggio' il centrosinistra-pur non risparmiandogli rilievi critici e sottili ironie-riservando a Berlusconi e a Forza Italia critiche feroci che in buona sostanza si possono compendiare nel tradimento della cultura di destra attuato da Berlusconi,nella minaccia rappresentata dal suo partito di plastica per la liberta' e infine dalla presenza all'interno del suo entourage di mafiosi,imbonitori e candidati spettacolo. Sul fronte culturale e' arduo negare l'esistenza di alcuni punti fermi:in primo luogo il sostegno aperto a Nixon e alla guerra del Vietnam- non risparmiando rilievi critici nei confronti delle pericolose ambivalenze carteriane-, in secondo luogo la condanna intransigente del sessantotto e del settantasette-che ebbe negli articoli di Romeo il suo alfiere-,in terzo luogo la diffusione nel nostro paese delle riflessioni di Aron,Revel,Galbraith,Matteucci e in quarto luogo la difesa senza tentennamenti della interpretazione defeliciana della resistenza .In definitiva,il Giornale nuovo fu indubbiamente il piu' autorevole quotidiano liberalconservatore,laico e anticomunista del nostro paese tra gli anni settanta e ottanta e furono proprio i contributi in campo culturale a consentire a Montanelli di diventare un punto di riferimento autorevole della destra moderata italiana.Infine sul fronte giornalistico-al di la' della avventura effimera della Voce-la rottura consumata con Ottone fu in buona sostanza determinata sia dalla svolta politica voluta dalla Crespi,sia dalla eccessiva importanza data ai comitati sindacali all'interno del Corsera sia infine dai problemi finanziari che in quel momento attraversava il quotidiano di via Solferino.Per quanto concrne il “caso Cederna” ancora una volta le valutazioni di Montanelli e di Scalfari divergettero profondamente:per il primo-al di la' della stima dimostrata in un secondo momento-la Cederna era l'emblema della spocchia radical chic per il secondo una grande innovatrice.

GAGLIANO GIUSEPPE

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