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Le Alpi in guerra e in pace
Quest’anno ricorre il centenario della fine della Grande Guerra, l’ultima guerra di indipendenza, secondo la tesi di alcuni storici che tuttavia considero semplicistica e volta a sviare l’attenzione da quello che a tutti gli effetti fu un conflitto di aggressione a una nazione ex alleata. Il nostro fronte, all’incirca dal massiccio dell’Ortles fino a poco più a nord della foce del Tagliamento, correva per lo più in montagna, a tratti su rilievi molto alti, altre volte su alture un po’ meno svettanti verso il cielo e se è vero che la maggior parte dei soldati di ambo le parti fu impegnata sul basso e tormentato Carso, resta però il fatto che più di armata ebbe a combattere sui monti, spesso a quote elevate.
Di questi scontri su scenari spesso di sconvolgente bellezza ci parla Alpi di guerra, Alpi di pace, un riuscito libro di Stefano Ardito che presenta una particolare caratteristica che non potrà che riuscire gradita ai lettori. Infatti, i vari capitoli in cui si compone l’opera parlano di tratti di particolare interesse del fronte e descrivono ciò che avvenne, le battaglie che si combatterono, per poi, ogni volta, tornare ai giorni nostri sui luoghi della contesa, fornendo preziose indicazioni per mettere i piedi laddove un centinaio di anni fa italiani e austriaci si combatterono, spesso ferocemente. Se a volte queste località sono difficilmente accessibili a chi non ha pratica di alpinismo a livelli elevati, come nel caso del Corno di Cavento nel Gruppo Adamello-Presanella, altre invece sono raggiungibili anche da anziani e bambini, come Monte Piana, vicino alle Tre cime di Lavaredo. Per chi è appassionato di montagna come me è stato un vero piacere leggere le descrizioni dei posti, dei percorsi, delle viste panoramiche che si possono avere da alcune cime, ma se la montagna è il palcoscenico, gli attori di quella tragedia umana che è la guerra sono presenti sempre in queste pagine, a volte visi anonimi, altre personaggi che loro malgrado sono diventati noti; mi è piaciuto constatare che Ardito guarda questi protagonisti con occhi di pietà, siano essi alpini, siano Kaiserjager, il che non esclude che sappia vedere con realismo e che, libero da qualsiasi tendenza retorica, una volta per tutte dica delle verità che nei libri scolastici non sono presenti, vale a dire la totale incapacità e indifferenza per la vita umana dei nostri comandi superiori che immolarono tante vite inutilmente, così come evidenzia giustamente che a fronte di uno sparuto gruppo di irredenti trentini la stragrande maggioranza degli abitanti del Sud Tirolo di lingua italiana era fedele al suo imperatore e all’Austria.
Alpi di guerra, Alpi di pace è un libro che merita senz’altro di essere letto.
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