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Il centro del Mondo in epistole.
Quando ha inizio il carteggio tra i due autori Mario La Cava ha appena compiuto i quarantatre anni e Leonardo Sciascia i trenta. Due generazioni a confronto che, missiva dopo missiva, instaurano un rapporto di ascolto reciproco nonché di apertura generazionale. Le ragioni di questo dialogo risiedono, tra l’altro, proprio nel momento storico in cui essi si incontrano: il risultato finale è quello di una testimonianza concreta della situazione economica-sociale italiana del primo dopoguerra soprattutto per chi della scrittura faceva il proprio mestiere, la propria ragione di vita.
Dalla lettura di queste epistole si evince inoltre che le stesse hanno raggiunto il loro massimo apice proprio nello scorrere degli anni Sessanta, periodo storico in cui suddetti due caratteri tra loro deferenti eppure particolarmente diversi, hanno intavolato e intrapreso strade narrative opposte. La linea progressiva e snodata di queste due prospettive è il punto di forza del bel racconto che i due autori scrivono in queste pagine.
Ma perché “Lettere dal centro del Mondo”? Perché «il centro del mondo è il cuore dell’invenzione creativa di uno scrittore, il luogo da cui parte e a cui ritorna comunque costantemente, questo nocciolo incandescente che non smette di far ribollire il suo relazionarsi al mondo e, insieme, l’invenzione del proprio mondo e la chiave o prospettiva da cui si guardano le cose, fuori». Fuori perché le lettere nascono in un contesto di “mondo chiuso”, silenzioso, avvilente, un luogo caratterizzato da una ristretta cerchia delle possibilità di cui discutono gli scrittori stessi (in particolare nella prima parte dell’opera). Ancora, a far da collante alla grande amicizia fra i due contribuisce l’esperienza di “Galleria”, la rivista che, fondata nel 1949, sarà diretta da Sciascia fino al 1959. Quest’ultimo affiderà la cura di una collana, “Quaderni di Galleria” (che ospiterà nel 1954 “Colloqui con Antonuzzo”), a La Cava. La collaborazione porterà i letterati ad uno scambio di approfondimenti, idee comuni, iniziative che salderanno ulteriormente il rapporto.
Il tutto si manifesta attraverso un linguaggio narrativo pulito, naturale, genuino che conduce ad una sempre maggiore confidenza e crescita.
In conclusione “Lettere dal centro del mondo (1951-1958)” è una raccolta di grande contenuti che appassiona sin dalle prime pagine non sfiancando mai chi legge neppure a causa del suo essere costituito da missive. Com’è noto, questo genere di testi possono stancare, far perdere di interesse, sfiancare. Non è il caso di questo carteggio. La Cava e Sciascia conquistano con la loro semplicità.
L’elaborato è inoltre un ottimo spunto di approfondimento delle peculiarità, tematiche e caratteristiche di due dei più significativi autori del nostro tempo. Un volume cioè che ne favorisce lo studio e la ricerca per gli appassionati e/o loro studiosi.
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