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La guerra delle donne
Paola Scola, giornalista delle pagine locali de La Stampa, ha scritto Eroi nel fango, vincendo il Premio Igor Man, In prima fila, I racconti del treno; ora approda in libreria con Lo aspetto ancora con disperata speranza: un libro dove la guerra è vista e considerata da un punto di vista particolare, quello delle donne.
Su tutto il testo aleggia una parola, terribile e senza scampo: “disperso”. Il vocabolario Treccani lo definisce molto bene. Qui si parla di uomini di cui non si hanno più notizie. Può essere morto, come essere sopravvissuto e aver scelto di rimanere in quel luogo, rifacendosi altrove una vita. Il dramma comune è insito: non si ha una tomba su cui andare a pregare, o far visita e portare fiori. E allora non c’è scampo: lo si attende. A volte inutilmente, per tutta la vita. Come è il caso di “Magna Madlinin” (zia Maddalena) che attende, invano, il figlio Angelo partito per la Russia, sempre seduta sul balcone di casa. Non stando in ozio: ricama, sferruzza, sgrana fagioli, pela patate…. Vuole essere la prima a vederlo, fino a quando un giorno viene trovata morta, seduta, con in mano un coltello e una patata, e sul viso una espressione sorridente e finalmente serena. Un altro esempio è nonna Milly, che aspetta per settant’anni il ritorno del suo Ennio, lasciando, fuori, nascosta, la chiave di casa, perché quando lui torna sia in grado di trovarla!
Sono ritratti di donne forti e coraggiose, le cui lacrime sono nascoste e trattenute. E’ il punto di vista particolare, spesso accompagnato da lunghi carteggi che negli anni si sono scambiati, fino ad interrompersi bruscamente.
Un libro composto da racconti di madri, moglie e figli, in cui il presente è composto da uno sguardo, all’insieme sofferente e speranzoso, verso il futuro. Il ritratto, intimo ed intimistico, di donne semplici, ma bellissime nella loro essenza, che sono l’esempio e il paradigma di un mondo che forse non è più, ma che deve essere un monito importante per tutte le generazioni, quelle di oggi come quelle di ieri.