Dettagli Recensione
Fango e cognac
Poco rilevante dal punto di vista strettamente letterario (con qualche ripetizione e una sintassi non sempre perfetta) questo romanzo autobiografico racconta però uno spaccato alternativo della Grande Guerra, fatta di uomini più che di eroi, in una trincea che puzza di sangue, fango e cognac, mentre la ragione vacilla:
“Sentivo delle ondate di follia avvicinarsi e sparire. A tratti, sentivo il cervello sciaguattare nella scatola cranica, come l'acqua agitata in una bottiglia”.
La guerra, programmata a tavolino da speculatori che non scendono in campo e coordinata da generali capricciosi e incapaci, appare farsesca, oltre che tragica:
“Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! È orribile! È per questo che ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall’altra”.
L'altra parte è quella degli austriaci, che sparano e sparano, e poi cessano il fuoco per permettere agli italiani di raccogliere morti e feriti.
Chi è il vero nemico?
Emerge, dalle pagine migliori, un senso alto di umanità (vedere un proprio simile nel nemico, e non sparargli addosso) che niente ha a che vedere con l'attribuzione di medaglie e che si colloca agli antipodi dei valori monarchici e patriottici osannati in quel periodo.
E' il popolo - fa dire l'autore ad un intrepido tenente - che deve ribellarsi ai soprusi dei capi, con una rivoluzione in cui lo spargimento di sangue, forse necessario, sicuramente non vano, conferisca autentica dignità a chi combatte:
“Hanno verniciato la stessa nostra vita, vi hanno stampigliato sopra il nome della patria e ci conducono al massacro come delle pecore”.
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si ses sezzidu pesa!
ch'es passende
sa Brigata tattaresa
boh! boh!
e cun sa manu sinna
sa mezzus gioventude
de Saldigna
Abbassa la fronte
se sei seduto, alzati!
ché sta passando
la Brigata "Sassari"
boh! boh!
e con la mano saluta
la miglior gioventù
di Sardegna
https://www.youtube.com/watch?v=OI1IJzSpPH4
Ciao Cristina