Dettagli Recensione

 
Fucilate gli ammiragli
 
Fucilate gli ammiragli 2017-08-05 13:09:37 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
4.6
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
4.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    05 Agosto, 2017
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Non fu una grande Marina

Il 22 maggio 1944 gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa furono giudicati a Parma dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato; erano imputati di essersi arresi dopo l’armistizio dell’8 settembre, o addirittura di aver preso le armi contro gli ex camerati germanici. Tutto si svolse nell’udienza di un giorno, al termine del quale furono riconosciuti colpevoli e condannati a morte. C’era tuttavia la speranza, anche in parte dei fascisti, di una grazia da parte di Mussolini, che però si rifiutò di firmare il provvedimento di clemenza, così che all’alba del 24 maggio entrambi vennero fucilati. Perché così tanta ferocia, soprattutto nel Duce? Perché si riteneva che all’infausto procedere del conflitto molto avesse contribuito la Marina e in effetti, come le altre armi, anch’essa ci mise del suo, ma la colpa più grande era di chi, sapendo della nostra impreparazione a una guerra, decise lo stesso di parteciparvi, confidando nella buona sorte e nelle vittorie dei tedeschi. Mussolini aveva bleffato come un giocatore di poker e ora non restavano più carte da giocare; quindi, in una sorta di autodifesa, il duce andò a cercare dei capri espiatori, ben sapendo che le loro colpe erano di molto inferiori alle sue.
Fucilate gli ammiragli è un bel saggio storico di Gianni Rocca, in cui vengono messi in evidenza pregi (pochi) e difetti (molti) di quella che sulla carta pareva una fra le massime Marine al mondo. Avevamo, infatti, un apprezzabile numero di corazzate e di incrociatori e di naviglio minore, nonché la più grossa flotta sottomarina. Non c’erano però portaerei, perché non si erano volute, e anche la collaborazione con l’Arma Aeronautica lasciava alquanto a desiderare; se poi consideriamo che le decisioni strategiche e perfino tattiche spettavano a un organismo centrale (Supermarina) lontano anche più di mille miglia dal luogo dello scontro, lasciando quindi ben poca autonomia al comandante della flotta in mare, si può comprendere quanto faraginoso dovesse diventare un piano di battaglia, con inevitabili ricadute negative. Anche i mezzi erano inadeguati e pochi e in parecchi casi inferiori alle aspettative (i nostri incrociatori, che alle prove, alleggeriti e senza armamento, risultavano velocissimi, in battaglia diventavano lenti); non avevamo il radar, non eravamo addestrati al combattimento notturno, le salve dei nostri cannoni avevano una notevole dispersione e infine anche il mezzo che ci diede maggiori soddisfazioni, il sommergibile, aveva un castello troppo sviluppato, così che era lento a immergersi e i nostri siluri non erano elettrici, ma ad aria compressa, con le bolle che lasciavano una inequivocabile scia che permetteva di localizzare meglio l’arma subacquea. Notevoli risultati invece ottenemmo, per opera di pochi, con i siluri a lenta corsa, detti anche maiali, grazie ai quali furono gravemente danneggiate due corazzate britanniche nel porto di Alessandria.
In ogni caso in nostri marinai non vennero mai meno al senso dell’onore e si impegnarono sempre al massimo delle possibilità. Tuttavia, fra i gerarchi non pochi furono quelli che a fronte di ripetute strane coincidenze arrivarono a pensare all’esistenza di uno o più traditori fra gli alti gradi della Marina; troppi infatti erano i convogli, che allestiti in segretezza, venivano attaccati, con gravi perdite di uomini e di materiali; purtroppo non si era a conoscenza che gli alleati, grazie a una copia di Enigma, la macchina cifratrice e decifratrice tedesca, catturata in modo rocambolesco, potevano mettere in chiaro tutti i messaggi in codice fra i nazisti e anche fra questi e i loro alleati.
Sì, anche la Marina avrà avuto le sue colpe, ma l’unica grande colpa fu quella del capo, di un Mussolini che si illuse che l’Italia fosse una grande potenza, anche se - e questo doveva ben saperlo – non lo era.
Da leggere.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
70
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

Per inserire la tua opinione devi essere registrato.

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)
L'ora blu
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Malempin
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Morte in Alabama
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La città e le sue mura incerte
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Per sempre
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Lo spirito bambino
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Fumana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Eleonora d'Aquitania
I diciotto anni migliori della mia vita
Tutankhamen
L'origine degli altri
Il tribunale della storia
Memorie dalla Torre Blu
Nulla è nero
Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi
A riveder le stelle
Marco Polo. Storia del mercante che capì la Cina
The Queen. Diario a colori della regina Elisabetta
Margaret Thatcher. Biografia della donna e della politica
L'arte della fuga
Dante
Autunno a Venezia. Hemingway e l'ultima musa
Passione sakura