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Alla conquista del trono di Francia
Arrigo Petacco è un bravo autore di eccellenti biografie nelle quali, pur restando fedele alle risultanze storiche, è capace di far sembrare come vivi i personaggi che in un modo o nell’altro, nel bene e nel male, meritano di essere meglio conosciuti. Sono soprattutto quelli femminili i più riusciti, donne nate troppo presto, cioè in un’epoca nella quale le loro idee risultavano di gran lunga avveniristiche, come nel caso di Cristina Trivulzio di Belgioioso, oppure troppo tardi, ancorate a concetti desueti o comunque prossimi a essere considerati tali, appunto come nel caso di Maria Carolina di Borbone. Costei era la figlia di Francesco I, re delle Due Sicilie, e dell’arciduchessa Maria Clementina d’Asburgo Lorena, figlia a sua volta dell’imperatore Leopoldo II. Minuta, non bella, ma graziosa, anzi charmant, andò in sposa a Carlo Ferdinando d’Artois, duca di Berry, figlio minore del conte d’Artois, il futuro re di Francia Carlo X. Lo sposo aveva vent’anni più di Carolina, ma ciò nonostante
e benché si trattasse di un matrimonio combinato, i due si vollero veramente bene e tutto sembrava procedere per il meglio, nell’attesa che dalla coppia uscisse un figlio maschio, tanto più atteso poiché sarebbe stato l’erede al trono, allorché il duca di Berry venne assassinato. Poco tempo dopo nasceva il tanto sospirato maschio, che prese il nome di Enrico e a cui furono attribuiti, quali titoli nobiliari, quello di Duca di Bordeaux e Conte di Chambord. Tuttavia, con la Rivoluzione di Luglio, nota anche come rivoluzione del 1830, Carlo X fu spodestato a beneficio di Luigi Filippo di Borbone e dovette riparare in esilio in Inghilterra, seguito dall’intera corte e anche da Maria Carolina e dal figlio Enrico. Poiché Carlo X aveva abdicato, restava come legittimo pretendente solo il conte di Chambord, ancora minorenne, e fu per questo che Maria Carolina
cercò di farsi proclamare come reggente. Ma reggente di una corona senza potere sarebbe stato inutile e fu per questo che lei brigò a lungo e tanto fece per addivenire a una sollevazione legittimista, che sarebbe dovuta partire dalla Vandea, con lo scopo di rimettere sul trono quello che era da considerare a tutti gli effetti il naturale successore di Carlo X e cioè il giovane Enrico. Non intendo andar oltre, perché la vicenda è ricca di colpi di scena, di tutti i tipi, al punto che viene da dire che qualche volta la realtà supera la fantasia.
Oltre alla trama particolarmente avvincente il libro è interessante anche per conoscere un po’ di più il periodo della restaurazione in Francia, periodo per certi aspetti caotico e nel quale chi comandava doveva dimostrare una particolare elasticità, tenendo conto, nel riproporre l’assolutismo a cui aveva posto fine la rivoluzione del 1789, delle idee proprie di quella rivoluzione che avevano attecchito in modo incancellabile in parte dei sudditi, soprattutto in quella borghesia che sarà poi il motore pulsante per riportare la Francia alla potenza economica del passato.
Petacco si destreggia bene e non nasconde una certa simpatia per questa donna, che si mette in gioco con l’energia di un uomo e l’entusiasmo di un bambino, senza rendersi conto che non ci sono speranze, che il mondo, il suo mondo, è cambiato in modo irreversibile; eppure si batte, rischia anche la vita, ma sarà tutto inutile, perché perderà.
Da leggere, senza dubbio.
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