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Chi fu veramente?
Data la fama del personaggio e la sua particolare personalità, scrivere di Benito Mussolini si può considerare una delle massime aspirazioni di uno storico. Arrigo Petacco non fa eccezione ed è stato tentato di stilare una biografia del duce, ma, consapevole delle difficoltà e del fatto che già tanto ha scritto in proposito Renzo De Felice, ha preferito strutturare la sua opera sulla base degli eventi più significativi della vita politica di Mussolini. Non è un caso, quindi, se interi capitoli sono dedicati, per esempio, al Concordato o agli attentati di cui fu vittima. In questo modo è infatti possibile farsi un’idea di quel che fu l’uomo che la Chiesa cattolica considerò mandato dalla Provvidenza, un’idea se vogliamo parziale, ma che porta a mettere in chiaro risalto i pregi (pochi) e i difetti (tanti) che furono propri di Mussolini. La tentazione, però, di trarre delle conclusioni deve essere stata particolarmente forte, tanto che Petacco provvede a dedicare un intero capitolo – e peraltro il primo – per cercare di determinare se ci si trovi di fronte a un grande, oppure a un mediocre protagonista della sua epoca.
Purtroppo, il tempo ancora poco trascorso (nemmeno un secolo), episodi oscuri su cui è indispensabile fare luce (il famoso presunto carteggio Mussolini – Churchill), le varie vulgate costruite ad arte a vantaggio ora dei suoi sostenitori, ora dei suoi detrattori, non ancora sopite, costituiscono difficoltà allo stato insormontabili per poter addivenire almeno a un giudizio parziale. Petacco mi sembra che lo intenda considerare un grande almeno per le decisioni prese fino alla guerra d’Etiopia, quando ancora non era succube di Hitler. Non ho nulla da eccepire sulle capacità politiche e soprattutto su quelle di irretire milioni di italiani, che gli tributarono ampia e non del tutto meritata fiducia, ma al di là della indubbia abilità di essere presente nei momenti più cruciali, per il resto non vedo che cosa ci sia di tanto positivo in quest’uomo e anche se le note fossero le migliori possibili, restano le macchie che cancellano qualsiasi pregio, quali le famose leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia, pur nella consapevolezza della nostra totale impreparazione. La portata di questi fatti è tale da oscurare ampiamente quel poco di buono che Mussolini aveva fatto in precedenza. Se poi aggiungiamo la scellerata decisione di presiedere lo stato fantoccio voluto da Hitler, cioè la Repubblica Sociale Italiana, contribuendo così in modo determinante allo scoppio della guerra civile, si vede come il giudizio debba essere ridimensionato. Personalmente sono dell’idea che è troppo presto per giungere a delle conclusioni e che c’è anche il rischio da valutare della incompletezza delle informazioni.
Se non ci fossilizza quindi sulla domanda “Mussolini si può definire grande?” questo lavoro di Petacco si fa apprezzare in alcuni capitoli per la capacità di sintesi dell’autore, che non va tuttavia a discapito della chiarezza. Appare in tal modo evidente che le divisioni tematiche sono in grado di arricchire le nostre conoscenze del personaggio, ma finiscono con il costituire solo un esile tassello del mosaico che si va a comporre , troppo poco per poter formulare un giudizio compiuto e in sintonia con la verità.