Dettagli Recensione
una penna gratta sul legno
Forse furono gli anni congolesi del padre che seminarono nel futuro del figlio l’idea che porto’ a questo volume di David Van Reybrouck, brillante archeologo, storico e antropologo belga. O forse la sua nazionalita’.
L’aneddoto e’ grazioso e racconta che tutto inizio’ in un caffe’ di Bruxelles nel 2003, poco prima del suo viaggio in Congo. Recatosi in alcune biblioteche alla ricerca di testi specifici che lo accompagnassero, non trovo’ quello che cercava, decise allora di scriverlo lui stesso.
Abbandonato l’ambiente accademico per immergersi in questa nuova avventura lavorativa, al primo viaggio ne fece seguire altri nove con l'intenzione di sviluppare un prodotto che non si basasse solo sulla ricerca storica ed economica, ma che si appoggiasse a un forte valore umano composto di interviste, di ricordi, di memoria.
Nella prima meta’ dell’Ottocento lo schiavismo, poi fu il tempo di Leopoldo II e nei primi anni del Novecento il colonialismo belga , quindi i passaggi di potere post coloniali, il genocidio degli anni piu’ recenti fino alla situazione contemporanea sono i punti prevalentemente toccati.
Il risultato e’ un’opera colossale di seicento e piu’ pagine, una bibliografia certosina e un numero enorme di fonti reali che coprono uno soqquadro storico e sociale tortuoso.
Colossale e’ del resto anche il Congo, così esteso e ricco delle risorse piu’ ambite del pianeta che invece di benedizione ne furono condanna : schiavi, avorio, bracconaggio, gomma, diamanti ed il prezioso coltan di cui il Congo possiede l’80 per cento della produzione mondiale.
Uno stato politicamente molto debole e ricchissimo nel sottosuolo che nei decenni porto’ la guerra ad essere scopo di lucro: odio etnico, estrema violenza e macro contrabbando fusi in un unico fenomeno di business.
Sarebbe stato bello chiudere gli occhi e godersi soltanto la natura incontaminata dell’ entroterra voluttuoso, invece ho spesso interrotto la lettura per dedicarmi ad altro, vista la drammaticita’ storica di questo paese, di questi popoli. Che vergogna non avere nemmeno l’ardire di leggere la violenza inaudita inferta e subita, le amputazioni, le barbarie, i bambini soldato, gli stupri di gruppo di donne e bambine. Trovare cosi’ soffocante la corruzione endemica, che oscura l’orizzonte piu’ della notte piu’ buia, da distoglierne lo sguardo.
Eppure di questo pezzo d’Africa la cui vita media alla nascita si aggira intorno ai quarantasei anni, che ha visto piu’ morti nella sua Grande Guerra che nella somma di tanti conflitti mediatici si legge poco, forse anche la stampa trova cavilloso lavorare in un ambiente tanto caotico. Per questo motivo trovo ancora piu’ pregevole la scelta di Van Reybrouck.
Un reportage mastodontico la cui miscela di elementi e’ un imprescindibile valore aggiunto. Lucidita’ di scrittura, ampia ricerca , imponente apporto dalla viva voce di fonti indigene e ultimo ma non meno importante un approccio fortemente umano dell’autore.
Che possa interessare o meno l’argomento, e’ uno delle migliori opere divulgative che mi siano capitate per le mani da che leggo. Complimenti al coraggio, buona lettura.
Allego un’intervista dell’autore, l’anima del libro sta piu’ nelle sue parole che nelle mie :
http://www.lafeltrinelli.it/libri/david-van-reybrouck/congo/9788807491771
Indicazioni utili
Commenti
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |
Ordina
|
3 risultati - visualizzati 1 - 3 |