Dettagli Recensione
Glia anni 50 a.c.- La guerra celtica. Il de bello
Una piacevole sorpresa questa riscrittura del “De bello gallico”. L’obiettivo di rendere gradevole un capolavoro di lettura ostica è stato centrato. Stile accattivante, espressioni di uso quotidiano, linguaggio corrente, colloquiale, e la materia è di estremo interesse; un libro appassionante, che si legge molto volentieri. E non mancano gli spunti di riflessione. Orgetorige che, per evitare un pericoloso processo, coinvolge prezzolati e corrotti ma muore misteriosamente in carcere, forse per l’intervento dei Servizi Segreti romani, sembrano fatti successi ieri, così come sono attuali i pretesti di Cesare per giustificare la sua guerra all’opinione pubblica di Roma (del mondo). Trucchi, furbizie, ingenuità, crudeltà, strategie; i popoli sterminati, fatti scomparire dalla storia, fanno venire in mente gli Indiani d’America. Giornate intere passate a uccidere gente, e le armi di distruzione di massa che non esistono giacché tutte le armi lo sono, anche le spade. Eppoi Alesia, la grande opera d’ingegneria militare che si ricordi. Sono una piccola parte di quanto evidenzia l’autore, nella fedeltà del testo cesariano. Un libro che parla di guerra ma è contro la guerra.
Quanto accaduto, la realtà, la vicenda raccontata da Cesare è rappresentata senza inutili artifici, ma in modo semplice, affinché possa raggiungere un vasto pubblico, una storia che trascina, cattura fin dalla prima. Di particolare interesse le frasi o le parole prese direttamente dal testo in latino (con traduzione a fianco) che rendono la lettura stuzzicante. Torno a dire; una piacevole sorpresa.