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“Vivere, vivere, vivere”.
Uno, due, tre, quattro, cinque, dietro front; uno, due, tre, quattro, cinque, dietro front...
Camminare senza sosta undici ore al giorno, misurando da un punto all'altro la piccola cella di isolamento, contare i giorni, i mesi, gli anni che separano dalla libertà - la libertà di evadere da una condanna all'ergastolo nella Guiana francese - resistere per non ammalarsi, non impazzire, non morire, con un unico imperativo categorico: “Vivere, vivere, vivere”.
Appartiene alla malavita, Papillon, e non lo nega, anzi, lo rivendica, ma ci tiene a prendere le distanze da un certo tipo di criminali:
“Gli assassini scarpa sono dei veri assassini, mentre quelli della malavita sono degli omicidi, e non è la stessa cosa”. Lui al bagno penale è uno dei “duri”, di quelli che non uccidono mai senza un valido motivo e ciò che chiede - e che è comunque deciso a prendersi a tutti i costi - è l'opportunità di redimersi, dimostrandosi capace di stare degnamente in società: lo ha chiesto invano ad un'autorità che è Legge ma non Giustizia, che lo ha respinto senza appello dal mondo degli uomini onesti e che cerca di annichilirlo con un sistema di eliminazione per logoramento.
Questo libro, dalla prosa efficace e non priva di ironia, non è solo il resoconto del trattamento inumano riservato ai forzati francesi fino agli anni Trenta, è anche un racconto di avventure mozzafiato, al limite dell'impossibile, un viaggio che emoziona perché è soprattutto il viaggio interiore di un uomo forte e dall'intelligenza acuta, intrepido e libero: l'abbrutimento e il marciume della reclusione non riusciranno a far presa sulla sua anima, né sul suo corpo le malattie e la morte. Splendide le pagine delle numerose evasioni, quando sfida gli elementi della natura, a volte nemici, altre volte alleati, quando, allo stremo delle forze, crede con un certo pudore di scoprire Dio:
“Tra le lacrime che mi puliscono gli occhi purulenti, vedo mille piccoli cristalli di tutti i colori, e penso stupidamente che sembrano le vetrate di una Chiesa. Dio oggi è con te, Papi”.
La storia vera di Henri Charrière, al secolo Papillon, si legge e non si dimentica, potente e pura lezione di vita impartita da un fuorilegge con un tatuaggio a farfalla sul petto, unico marchio che abbia mai accettato di avere addosso.
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