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Diario partigiano
 
Diario partigiano 2016-01-04 08:06:45 Belmi
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
5.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Belmi Opinione inserita da Belmi    04 Gennaio, 2016
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Sono i nostri

"Per tutto il periodo della lotta clandestina, scrissi ogni sera, su una minuscola agenda, scheletrici appunti in un inglese criptico, quasi cifrato, che mi permettono oggi non solo di ricostruire i fatti, ma anche di rivivere l'atmosfera e lo stato d'animo di quei giorni".

Ada Gobetti, con le sue parole, ci racconta com'è nato il suo diario, che ripercorre i fatti tra il 1943 e il 1945. Fu grazie alla curiosità del filosofo Benedetto Croce, amico dell'autrice, che non riusciva a rendersi conto del vero ruolo della Resistenza e della lotta partigiana, che fecero venire in mente, alla Gobetti, l'idea di un libro sulla Resistenza e chi meglio di lei, che l'aveva vissuta in prima persona, poteva colmare le lacune che molti avevano.

Ada Gobetti ci racconta i fatti, gli uomini e le donne della Resistenza; un diario con pochissime digressioni e che da spazio a tutti: "E non è un caso se in esso trovano parte, alla pari, tanti personaggi famosi dell'antifascismo, quanto uomini e donne e ragazzi che solo nella Resistenza si misero in luce, operai e contadini e montanari che dopo la Resistenza tornarono in tutta semplicità al loro posto di lavoro".

Un diario ricco di storia, di emozioni, di solidarietà..ma non solo. La nostra autrice, nonché protagonista, oltre ad un importante ruolo di collegamento e di divulgazione d’informazioni è soprattutto una madre e una moglie, che vede il suo "piccolo" Paolo e il marito Ettore sfidare ogni giorno i pericoli e le difficoltà che la popolazione del Piemonte stava vivendo in quel tempo.
Fra Torino, Meana, la Val di Susa e tutto il circondario, inclusa la Francia, la Resistenza non si fermerà. A piedi, in bicicletta e con mezzi di fortuna, questa parte dell'Italia, raccontata in queste pagine, ci mostra come la speranza non abbia abbandonato il nostro territorio, anche nei periodi più bui e soprattutto la gioia e il sorriso davanti alle piccole vittorie.

Molto toccante è quando davanti a un morto, la solidarietà delle donne italiane nei confronti di una madre, anche se nemica, che non rivedrà più il figlio, è molto forte; questo ci fa capire come la guerra è sempre una sconfitta e una sofferenza sia per i vincitori sia per i perdenti.

Consiglio questo libro, che risulta adatto anche per i ragazzi delle scuole medie, a tutti. Vi ritroverete narrate le vicende dei famosi, dei meno famosi e degli sconosciuti, che messi insieme "sono i nostri".

"Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un'idea".

Buona lettura!!!

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Commenti

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Bel commento e bella proposta di lettura.
Anche a me questo libro è piaciuto molto. L'autrice purtroppo è poco conosciuta come scrittrice; ha avuto altri riconoscimenti, ad esempio è stata, nel dopoguerra, vicesindaco di Torino; il suo nome ovviamente rimane legato al marito Piero Gobetti. Considero la sua scrittura comunque gradevole e interessante.
In risposta ad un precedente commento
Belmi
05 Gennaio, 2016
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Grazie Emilio, fa doppiamente piacere sapere che la recensione ti è piaciuta visto che anche te hai letto il libro.
Grazie per il commento e spero che molti altri si avvicineranno a questo libro.
Federica
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