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Paura e Delirio in Vietnam
Dopo due grandi reporter italiani che hanno tratteggiato l’aspetto tecnico, giornalistico, politico e filosofico del conflitto Vietnamita volevo qualcosa di diverso. Qualcosa che mi mettesse in un'altra prospettiva. Normalmente il reporter di guerra è colui che raccoglie testimonianze dirette partecipando alle missioni o in maniera indiretta tramite testimonianze, per poi farne dei reportage ... Ma questo punto di vista è sempre “esterno” da osservatore. Solo fatti e impressioni più o meno a caldo.
“Dispacci” invece è qualcosa di diverso. Potrei definirlo uno psichedelico viaggio onirico nella psiche di un reduce. Herr non è un soldato è anche lui un inviato, ma un inviato che sceglie di partecipare al conflitto, di entrarci dentro e viverlo . Il romanzo si potrebbe definire una pietra miliare. Musa ispiratrice di capolavori sul argomento: “Apocalypse now” “Full metal Jacket” di cui Her fu consulente e co-sceneggiatore .
Rimase in Vietnam del sud per circa diciotto mesi, dal 1967 al 1969 partecipando a svariate missioni come corrispondente; ma non poté, in più d’una occasione, tirarsi indietro dal imbracciare il fucile. Un testo potente e delirante che disorienta!
Si fatica a seguire i ricordi le tragedie e le sensazione di tutti quei ragazzini (età media 21 anni ) che svilupparono non solo un loro linguaggio ma direi una vera e propria cultura generazionale parallela con un suo stile di vita e filosofia. Condividendo con questi ogni momento della giornata ogni paura e ogni gioia, Herr affronta il suo anno e mezzo annegando le esperienze con oppio, alcool e marijuana, viaggiando da un avamposto al altro , da una città all’ altra, addentrandosi sempre di più in quel lato oscuro del essere umano che diventò poi la “Sindrome da guerra del Vietnam” . Va detto però che lo scrittore seppe cogliere non solo questa tetra oscurità. Come sempre ogni estremo ha il suo opposto, esattamente sul altro versante si trova una dolcezza e una compassione quasi irreale. Impossibile sentire le storie di questi ragazzini e non provare un moto di compassione e tenerezza, impossibile non essere sedotti dalla tentazione di perdonarli nonostante gli scempi compiuti . Perché una volta letto e entrato anche solo in minima parte in contatto con la condizione di vita di questi soldati la prospettiva cambia e la linea di confine della moralità si sposta conquistando nuovi territori in prospettiva ai fatti narrati.
Questo testo non tratta il giusto o lo sbagliato, non tratta l’aspetto tecnico militare e politico. Questo libro è un ammasso di ricordi che si susseguono. Sono i ricordi buttati su carta nel tentativo di esorcizzare un esperienza che ha cambiato un intera generazione di ragazzini vittime loro stessi . E tramite questi ricordi, che si dipanano senza un ordine cronologico Herr ci racconta il vissuto di quei bambini che giocavano alla guerra. Nonostante questo modo di esporre i suoi ricordi, confuso e allucinogeno, ho grandemente apprezzato l’opera e devo ammettere che la scelta di Herr di non sposare una causa ma semplicemente di farne parte, per raccontare la prospettiva umana dei soldati, è stata una scelta azzeccata.
Un consiglio: mettevi le cuffie, fatevi una bella play list e andate di Rolling Stone, Jimmy Hendrix, The Doors e tutti i grandi del periodo. Il viaggio nel tempo è garantito . E sono convinto che anche questi artisti li vedrete sotto un'altra luce.
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grazie Mirko*
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