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Mi sa che fuori è primavera
 
Mi sa che fuori è primavera 2015-07-14 04:39:42 mia77
Voto medio 
 
4.2
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
4.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
mia77 Opinione inserita da mia77    14 Luglio, 2015
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Mi sa che fuori è primavera di Concita De Gregorio

"Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più"
Questa è la frase che Mathias Schepp lascia alla moglie Irina, prima di scomparire insieme alle loro gemelle di sei anni, per non tornare mai più.
E da allora Irina è sola e cerca di superare il proprio straziante lutto.
Inizialmente, completamente smarrita, va in Asia, senza una meta; poi apre un'associazione che possa aiutare i bambini smarriti e le loro famiglie (www.missingchildren.ch), perché aiutando gli altri riusciamo un po' a sanare anche le nostre ferite e a sentirci meglio.
Ora, a distanza di quattro anni, Irina cerca di superare il proprio lutto anche attraverso la parola. La parola scritta è l'unica terapia che non aveva ancora provato e Concita de Gregorio, in questo toccante romanzo, la vuole aiutare a ricomporre i cocci. La terapia della parola, come unica forza capace di ricostruire, rigenerare e ridare senso alle cose (la funzione rigenerante della scrittura). Concita de Gregorio, all'inizio, non è convinta di scrivere questo romanzo; poi, dopo aver parlato per ben cinque giorni con Irina, capisce di voler affrontare il tema di come si superano le situazioni che sembrano disperate, siano queste un fallimento sul lavoro, la perdita di un amore o un lutto, partendo dalla tragedia di Irina e considerandola l'emblema massimo della sopraffazione, al cospetto del quale tutti gli altri problemi si ridimensionano.
La vita della madre delle due gemelline scomparse era tutta in frantumi (e anche il libro è composto da tante tessere diverse, come in un puzzle), ma Irina riesce a uscirne, perché non si chiude dentro il suo dolore. Così quando incontra un uomo che non sa niente di lei, è pronta ad accoglierlo. Perché di dolore non muori. Ed è proprio l’amore, l’oro liquido, la colla che non nasconde le fratture, che tiene insieme i pezzi di quel vaso: così ti rimetti al mondo ("ogni minuto della vita gira attorno a qualcosa che non c' è più, perché qualcos altro possa accadere"). Irina ha trovato in Luis (mani lunghe, un mazzo di chiavi del suo appartamento come primo regalo e tutto quello che si vorrebbe da un uomo) un amore nuovo, un altro amore, che non toglie niente a tutto il resto, ma «Mi distrae, mi porta fuori, mi fa ridere moltissimo. Mi lascia piangere quando arriva il pianto: sta lì in silenzio, fermo, tranquillo. Poi passa, mi prende la mano e mi dice: ora andiamo" e ancora "Non mi mette mai alla prova. È quel che è, c'è sempre. Anche quando manca", infine "Ti sente, ti tiene, ti accompagna, ti toglie lo zaino dalle spalle quando pesa troppo, nella marcia».
Il messaggio è chiaro: quando si perde qualcuno non si smette di vivere con esso, ma si continua a vivere per lui, perché il suo ricordo è il nostro.
Quando le cose non vanno, tutti ci sentiamo soli perché la solitudine rispetto al dolore è una condizione esistenziale che non fa distinzioni di alcun genere ("sei in pericolo ovunque, quando le persone attorno non ti vedono, non ti credono"), ma bisogna evitare di chiudersi nel proprio dolore e lasciare un'apertura che permetta all'amore degli altri nei nostri confronti di farsi largo e dare nuova linfa alla nostra vita ("c'è bisogno di essere felici per tenere testa a questo dolore inconcepibile").
Il romanzo tratta molti temi, tutti diversi fra loro (parla di solitudine, di freddezza, di burocrazia, di razzismo, di incomprensione, di gioia, di felicità e anche d'Amore) ed è il consiglio della coraggiosa Irina che voglio fare mio: l'Amore tutto può e tutto cura.
Mi ha colpita molto anche il fatto che esista una parola per chi rimane senza marito o moglie (vedovo), per chi uccide la moglie (uxoricida), chi resta senza genitori (orfano), ma non esiste una parola per chi perde i figli ("La parola mancante. Genitore che perde un figlio. Non che lo uccide: che lo perde"). Non c’è in tedesco, francese, spagnolo, italiano. C’è invece in ebraico (Av Shakul, maschile o Em shakula, femminile), forse perché è una lingua atavica, fatta di sostanza e materia anche quando parla di assenza.
Bellissimo e toccante romanzo, che consiglio di leggere a tutti.

Le frasi o espressioni che mi hanno colpita:
"Non ho la forza di sopportare il dolore degli altri"
"La memoria fa certi scherzi: lavora. È una specie di salvavita: quando deve cancella. Delete";
"Non torneranno, lo so. Ma non potrei vivere senza sapere che nella mia casa non c'è un posto per loro";
"Un amico è quella persona per cui anche se è cambiato tutto non è cambiato nulla";
"Il tempo non esiste. Siamo tutti al mondo allo stesso momento, nel passato nel presente e nel futuro"
"Quando Mathias ha portato via le bambine e poi si è ucciso, papà è venuto da me, un giorno, nella mia stanza mi ha presa per la maglia scuotendomi all'altezza delle spalle. Mi ha detto: tu non morire, non permetterti di farti e farmi una cosa così. Tu non devi morire, lui voleva ucciderti e tu non lo farai, non morirai.... È stato in quel momento, proprio in quello - guardandomi negli occhi di mio padre -, che ho capito che no, non sarei morta. Non potevo fargli quello, aveva ragione, non potevo farlo a me. Alle mie figlie. Ha sempre avuto ragione";
"Non sento la necessità di avere nuovi figli... Non mi mancano i figli: mi mancano loro... La nostalgia è fisica... È proprio impossibile colmare la mancanza di un corpo vivo... Non c'è niente, nessuno che possa sostituire l'assenza di qualcuno. Solo il sogno... Sono felice quando le sogno. Mi sveglio felice";
"Sono una madre, lo sarò sempre. Senza figli ma madre. Non servono figli per essere madri";
"Gli attributi di possesso dovrebbero essere vietati alle persone. Quando sento dire "mia moglie", "mio figlio" sono sempre a disagio. Anche Mathias lo faceva. C' è qualcosa di bugiardo e di leggermente violento in quel "è mio". Come una impercettibile sopraffazione. Un furto di identità. Nessuno è di nessuno, penso. Tutti, volendo, invece, di ciascuno";
"Dimenticare è impossibile, ma vivere si deve, perché la natura ha deciso così: il dolore da solo non uccide. L'assenza di un amore si ripara con altro amore"
"...solo l'amore di un figlio è amore, quello vero";
"Più doloroso di non avere accanto chi si ama c' è solo non sapere dov'è chi si ama. Non avere neppure il suo corpo da immaginare che cammina altrove"
"Sono lì in ogni istante. Dell'assenza non ti puoi mai liberare... La perdita di un figlio è la pietra di paragone, la misura aurea del dolore, il metro. Ogni altra difficoltà della vita è contenuta in quel perimetro".





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