Dettagli Recensione
Un'altra Fallaci
“Saigon e così sia” è una raccolta di reportage sul conflitto che dilaniò il sud est asiatico. Cambogia, Vietnam del sud e Vietnam del Nord. Va detto anche che i reportage al suo interno mantengono quel aspetto narrativo e pratico che caratterizzano il suo predecessore,“Niente e cosi sia” il quale per quanto prologo naturale degli argomenti trattati si differenzia in modo evidente nel approccio della giornalista. Se nel suo primo romanzo ci propone un diario a tratti filosofico, alla ricerca di una verità che non riesce ad accettare; terminando con il ferimento della giornalista in Messico nel 1969. “Saigon e cosi sia” riparte esattamente da dove l’altro finisce: è infatti un insieme di reportage che vanno dal 1969 fino al concludersi del conflitto 30 aprile 1975. Il libro si divide in tre macro parti : Hanoi Vietnam del nord , la guerra sconfina in Cambogia , per poi concludersi con l’assedio e la presa di Saigon.
Ricco d’interviste ai potenti del conflitto e cronache dettagliate, ci troviamo a sfogliare una serie di articoli di evidente valore storico e giornalistico, ma troviamo anche una Fallaci diversa: delusa, arrabbiata e in qualche modo più cinica. Va detto per onore di verità che il libro è stato pubblicato postumo, ma i lavori di editoria e di raccolta sono stati condotti dalla Fallaci prima che venisse a mancare. Ecco perché forse, in qualche modo, si respira un approccio diverso, così come lei è cambiata, rispetto a quello che abbiamo trovato nel suo primo romanzo-reportage, cosi il suo punto di vista giornalistico subisce una mutazione.
Personalmente ritengo che il testo per quanto interessante subisca spesso delle battute d’arresto: in particolare quando tratta degli aspetti tecnici e politici del conflitto.
Molto interessanti invece le interviste esclusive ai piloti dei bombardieri americani, prigionieri in Vietnam del Nord, cosi come l’intervista al generale Giap: che potremo apprezzare in entrambe le versioni.
In definitiva una documento essenziale che completa, nonostante una Oriana Fallaci cinica e “disillusa” e mutata, quello splendido testo con il quale esordì. Da non perdere.
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