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Mi sa che fuori è primavera
 
Mi sa che fuori è primavera 2015-07-01 21:39:12 siti
Voto medio 
 
3.6
Stile 
 
3.0
Contenuti 
 
4.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
siti Opinione inserita da siti    01 Luglio, 2015
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https://www.missingchildren.ch

Numerosi potrebbero essere i motivi che spingono alla lettura di questo libro. I fatti, per la risonanza mediatica che hanno avuto e per l’assurdità in essi racchiusa, sono noti a tutti.

Irina, madre di due gemelle di sei anni, perde nel giro di pochi giorni figlie e marito. Le bambine sono sparite, il loro papà pone fine alla sua vita in Italia, facendosi travolgere da un treno dopo aver meticolosamente parcheggiato l’ auto e ancor prima distrutto qualsiasi traccia del suo operato.
Quando si viene a conoscenza di queste tragedie, la compartecipazione emotiva è immediata e trasversale, calata l’onda di piena rimangono però i morti viventi, coloro che la tragedia l’hanno vissuta ma non come l’ennesimo spettacolo di cui, in questa triste realtà, si offre la tragica trasposizione, dilatata, diluita, amplificata, confusa, distorta a uso e consumo.

Si avverte nell’animo umano un desiderio di sapere, di giustificare, di incolpare, di assurgersi tutti, indiscriminatamente, a ruolo di giudici. Mi capita e mi costa fatica ammetterlo. Si cerca forse, nell’intimo, di appianare le proprie paure, di scandagliare a fondo anime e psicologie per evitare di farlo con le nostre o con quelle dei propri cari e così, repentinamente, si diventa morale, giudice, etica e regola.

Leggere questo piccolo libro potrebbe allora portare ad una riflessione profonda, al superamento di una certa malcelata morbosità, a scoprire un messaggio positivo ed equilibrato. Irina ha bisogno, a distanza di quattro anni dai tragici fatti, di scrivere e quindi di comunicare e lo fa cercando e usando come intermediaria la De Gregorio che, con grande delicatezza, sparisce quasi in queste pagine e si presta mirabilmente a restituirci l’immagine di una donna che si ama e che ama, a dispetto di tutto.

Brevi capitoletti alternano le voci femminili in questione; Concita offre una sorta di cronistoria dell’incontro fra le due e del loro lavoro di conoscenza reciproca, Irina scrive missive e rivolgendosi all’archivista ottusa, alla maestra latitante, alla nonna, al padre, al giudice o allo stesso marito all’epoca dei fatti, offre la storia di se stessa, della sua famiglia d’origine, della sua famiglia, delle indagini e del suo percorso successivo. Si rapporta ad una dimensione temporale che ormai non la rende più schiava delle quotidiane categorie temporali di ieri, oggi e domani, vive il presente e riscopre se stessa e l’amore.
Riporta una serie di coincidenze nella propria storia che la fortificano nella convinzione di essere parte di un tutto che tende a presentarsi e ripresentarsi per annullarsi e risolversi per poi riproporsi.

La lettura è consigliabile se si riesce a superare l’atteggiamento sopra descritto e se si ha voglia di avere una soluzione del caso che la giustizia umana non ha ancora prodotto ma che permette, rara se non unica volta, in un arco di tempo relativamente breve- quattro anni- ,di sapere come riesce una mamma a vivere e a non sopravvivere.

Brava Irina!

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Commenti

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Hai ragione, quell'atteggiamento opera proprio come dici. Probabilmente è un meccanismo di difesa, ma è anche una trappola... la vita, a volte, sa essere davvero spaventosa. :-)
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Mario Inisi
02 Luglio, 2015
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Questo libro non fa per me. Mi vengono i brividi solo a immaginare cosa ci potrebbe essere scritto. Fortuna che l'ha scritto "un intermediaria", se no sarebbe stato straziante.
Laura il tuo commento ha il grande pregio di essere eqilibrato, atteggiamento non facile da tenere per testi come questo.
Il lbro non rientra fra quelli che vorrei leggere.
L'autrice, pur garbata, non mi entusiasma.
Come osservatore, vedo l'affollarsi di giornalisti, personaggi dello spettacolo, politici ( ! ) che pubblicano opere di narrativa (dire letterarie è forse essere troppo ottimisti). Essere personaggi 'pubblici' favorisce indubbiamente le vendite. Penso si tratti essenzialmente di un fenomeno di cui si possano occupare i sociologi più che i critici letterari.
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siti
02 Luglio, 2015
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Il libro può aiutare a comprendere e a ridimensionarci. Ciao Bruno
brividi
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siti
02 Luglio, 2015
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In realtà, Mario, i dettagli più strettamente legati al fatto di cronaca sono negli scritti di Irina che si rivolge a varie persone direttamente o indirettamente coinvolte nella storia offrendoci dunque un contesto nel quale inserirla per poterla meglio conoscere e non dico capire. Molto interessante ad esempio la sua figura di donna italiana in una Svizzera arretrata culturalmente rispetto all'emancipazione femminile, o la sua visione tecnica ( lei è un avvocato) della questione che l'efficiente Paese non ha saputo o voluto gestire. Insomma ci sono tanti spunti di riflessione e la scoperta di una "Svizzera verde", il cui colore non può essere sicuramente associato alla speranza, ahimè!
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siti
02 Luglio, 2015
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Ciao Emilio, condivido in parte il tuo punto di vista. Per quanto riguarda questo testo, è la sua genesi che rende inoppugnabile la sua esistenza: Irina è andata a cercare la giornalista, le ha chiesto di tradurre in uno scritto ciò che lei si sentiva di comunicare, la giornalista ha accettato. Rendere pubblico il contenuto delle missive di Irina ha, a mio parere, il duplice scopo di fungere da terapia alla donna e di far conoscere l'indifferenza che ha subito chi quei contatti li ha disperatamente cercati di persona senza mai avere risposta. La vedo come una sorta di rivincita però sana ed equilibrata, paradossalmente quasi oggettiva. Il pregio dello scritto è in questo caso relativo al messaggio di cui si fa latore: l'amore e la crescita personale. Vero è quanto affermi rispetto alla miriade di pubblicazioni esistenti: non ne farei una questione sociologica quanto un'operazione di marketing azzeccatissima. Spetta sempre al lettore decidere cosa leggere, l'importante è che sappia destreggiarsi fra le proposte, se ne ha voglia e interesse, nella consapevolezza piena della sua scelta di lettura. Abbiamo un cervello, giusto?
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siti
02 Luglio, 2015
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Eppure queste situazioni sono sempre più frequenti. Leggere e conoscere i vissuti altrui può aiutare a capire.
Ho giusto letto su un settimanale un'intervista alla De Gregorio sul suo nuovo libro e ho deciso di leggerlo. Ritengo la tua una bella recensione e penso che spingerà molti, come me, a leggere questo interessante romanzo.
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Emilio Berra  TO
02 Luglio, 2015
Ultimo aggiornamento:
03 Luglio, 2015
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Ciao laura. Certo, abbiamo un cervello, ma anche dei condizionamenti. La libertà è una bella parola; occorre però consapevolezza e molto di più....
Intanto questa sera conto di seguire in televisione il Premio Strega, presentato da... Concita De Gregorio!
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