Dettagli Recensione
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Numerosi potrebbero essere i motivi che spingono alla lettura di questo libro. I fatti, per la risonanza mediatica che hanno avuto e per l’assurdità in essi racchiusa, sono noti a tutti.
Irina, madre di due gemelle di sei anni, perde nel giro di pochi giorni figlie e marito. Le bambine sono sparite, il loro papà pone fine alla sua vita in Italia, facendosi travolgere da un treno dopo aver meticolosamente parcheggiato l’ auto e ancor prima distrutto qualsiasi traccia del suo operato.
Quando si viene a conoscenza di queste tragedie, la compartecipazione emotiva è immediata e trasversale, calata l’onda di piena rimangono però i morti viventi, coloro che la tragedia l’hanno vissuta ma non come l’ennesimo spettacolo di cui, in questa triste realtà, si offre la tragica trasposizione, dilatata, diluita, amplificata, confusa, distorta a uso e consumo.
Si avverte nell’animo umano un desiderio di sapere, di giustificare, di incolpare, di assurgersi tutti, indiscriminatamente, a ruolo di giudici. Mi capita e mi costa fatica ammetterlo. Si cerca forse, nell’intimo, di appianare le proprie paure, di scandagliare a fondo anime e psicologie per evitare di farlo con le nostre o con quelle dei propri cari e così, repentinamente, si diventa morale, giudice, etica e regola.
Leggere questo piccolo libro potrebbe allora portare ad una riflessione profonda, al superamento di una certa malcelata morbosità, a scoprire un messaggio positivo ed equilibrato. Irina ha bisogno, a distanza di quattro anni dai tragici fatti, di scrivere e quindi di comunicare e lo fa cercando e usando come intermediaria la De Gregorio che, con grande delicatezza, sparisce quasi in queste pagine e si presta mirabilmente a restituirci l’immagine di una donna che si ama e che ama, a dispetto di tutto.
Brevi capitoletti alternano le voci femminili in questione; Concita offre una sorta di cronistoria dell’incontro fra le due e del loro lavoro di conoscenza reciproca, Irina scrive missive e rivolgendosi all’archivista ottusa, alla maestra latitante, alla nonna, al padre, al giudice o allo stesso marito all’epoca dei fatti, offre la storia di se stessa, della sua famiglia d’origine, della sua famiglia, delle indagini e del suo percorso successivo. Si rapporta ad una dimensione temporale che ormai non la rende più schiava delle quotidiane categorie temporali di ieri, oggi e domani, vive il presente e riscopre se stessa e l’amore.
Riporta una serie di coincidenze nella propria storia che la fortificano nella convinzione di essere parte di un tutto che tende a presentarsi e ripresentarsi per annullarsi e risolversi per poi riproporsi.
La lettura è consigliabile se si riesce a superare l’atteggiamento sopra descritto e se si ha voglia di avere una soluzione del caso che la giustizia umana non ha ancora prodotto ma che permette, rara se non unica volta, in un arco di tempo relativamente breve- quattro anni- ,di sapere come riesce una mamma a vivere e a non sopravvivere.
Brava Irina!
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Il lbro non rientra fra quelli che vorrei leggere.
L'autrice, pur garbata, non mi entusiasma.
Come osservatore, vedo l'affollarsi di giornalisti, personaggi dello spettacolo, politici ( ! ) che pubblicano opere di narrativa (dire letterarie è forse essere troppo ottimisti). Essere personaggi 'pubblici' favorisce indubbiamente le vendite. Penso si tratti essenzialmente di un fenomeno di cui si possano occupare i sociologi più che i critici letterari.
Intanto questa sera conto di seguire in televisione il Premio Strega, presentato da... Concita De Gregorio!
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