Dettagli Recensione

 
9 agosto 378. Il giorno dei barbari
 
9 agosto 378. Il giorno dei barbari 2015-01-27 12:23:43 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
4.4
Stile 
 
4.0
Contenuti 
 
4.0
Approfondimento 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    27 Gennaio, 2015
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

La fine dell’Antichità e l’inizio del Medioevo

La storia mi è sempre piaciuta, perché la conoscenza del passato può aiutare a comprendere molti fatti del presente e addirittura a prevederne altri che potrebbero avvenire in futuro. È per questo motivo che, benché non sia di certo un appassionato di programmi televisivi, quando mi è possibile non mi lascio sfuggire quelli proposti da Rai Storia. E appunto guardando alcuni di questi, cime quello sulle Crociate, mi sono imbattuto in un professore universitario piemontese, Alessandro Barbero, che mi ha stupito per la semplicità con cui è capace di raccontare grandi avvenimenti storici, non disgiunta da una sana ironia che finisce inevitabilmente per attrarre il telespettatore. Da lì e reperire presso la biblioteca del mio paese un suo libro il passo è stato breve e la mia scelta è caduta su 9 Agosto 378 Il giorno dei barbari. Non è un caso se ho optato per questo titolo, ma, così a memoria, ricordo che nei miei studi scolastici la fine dell’impero romano e con esso dell’antichità, con avvio al medioevo, era liquidata in poche pagine, tanto che quasi all’improvviso lo studente apprendeva della divisione dell’impero romano in due entità: quello d’occidente e quello d’oriente; nulla i libri riportavano sul perché di questa divisione e i miei insegnanti nulla aggiungevano, poi cominciavano le invasioni dei barbari, degli Unni, dei Goti, degli Ostrogoti, un susseguirsi di guerre deleterie esposte in in paio di paginette. Era quindi logico il mio desiderio di approfondire, di colmare quelle incolpevoli lacune scolastiche che creavano nella mia mente una situazione confusa, un succedersi di eventi di cui non riuscivo a trovare il filo, come se si fosse trattato di fatti con correlati, ma del tutto autonomi. Devo dire che questo bel saggio di Barbero è pienamente venuto incontro alle mie esigenze, e ciò seguendo un discorso razionale, lasciando ben poco spazio alla fantasia, in modo semplice e accattivante, così che la lettura, oltre che particolarmente istruttiva, mi è risultata facile, per nulla greve, anzi di una particolare e appagante gradevolezza. Insomma si può dire che il professor Barbero scrive come parla in televisione e mi a auguro che sia altrettanto chiaro, completo e piacevole quando insegna.
C’è da chiedersi perché è importante questa data, che cosa è accaduto il 9 agosto 378, un giorno tale da restare memorabile. Ebbene si svolse la battaglia di Adrianopoli, città sita nella provincia romana della Tracia, che corrispondeva all’attuale Turchia europea. Lo scontro vide contrapposti da un lato l’imperatore dell’Impero romano d’oriente Valente con il suo ben addestrato esercito e dall’altro Fritigerno con i suoi Goti. L’esito fu fatale ai romani, che vennero pressoché annientati e fra essi anche Valente. Barbero, nel prologo al suo libro, tiene a precisare come questa battaglia comunque non sia famosa come quelle di Waterloo e di Stalingrado, anche se il suo esito finì con il segnare, come opinione anche di altri storici, la fine dell’Antichità e l’inizio del Medioevo. L’autore è molto bravo nel delineare gli antefatti, ponendo in luce le trasformazioni intervenute nell’impero romano, le diversità esistenti fra la parte occidentale e quella orientale dello stesso, la diffusione della religione cristiana fra i barbari, quella religione che era già quella ufficiale nell’impero, ed è altrettanto capace di tratteggiare le conseguenze di questa sconfitta, cioè quella caduta inarrestabile di Roma, al cui tonfo si evidenziò quel periodo da non pochi considerato oscuro, ma che pure aveva anche dei valori non indifferenti, e che viene chiamato Medioevo. Credo di poter dire di essere sostanzialmente in accordo con il pensiero di Barbero, tranne in un elemento non certo da poco: la decadenza. Secondo l’autore l’impero non era certamente in condizioni salde e floride, ma non poteva essere considerato in condizioni di collassare gradualmente. Al riguardo, tuttavia, Barbero cita, dando prova di molta obiettività, in quanto di opinione contraria alla sua il Gibbon, storico inglese che ha scritto un’opera di grande valore (Declino e caduta dell’impero romano) in base alla quale l’impero, alla vigilia delle famose invasioni barbariche, era un’entità in profonda decadenza. Personalmente sto con Gibbon, perché già da diverso tempo Roma era minata profondamente nella sua struttura da tutta una serie di problemi, alcuni dei quali peraltro evidenziati anche da Barbero, e che la facevano apparire sì come un colosso, ma dai piedi d’argilla. Queste erano le cause: secoli di conquiste e poi la decisione di fermarsi, perché i confini, troppo ampliati, erano difficili da difendere, la penuria nell’esercito di autentici romani che faceva sì che annoverasse nei suoi ranghi soprattutto truppe barbare, un flusso migratorio dalle zone poco civilizzate, agevolato sia per rimpolpare i corpi militari, sia per disporre di mano d’opera a basso costo, l’incertezza del potere, con imperatori che si succedevano con troppa rapidità, imposti dai loro stessi soldati, la diffusione del cristianesimo, che sminuiva la figura dell’imperatore, non più divino, e che cercava di allentare la schiavitù, la corruzione sempre presente a ogni livello, il vizio di mettere nei posti di responsabilità persone solo fedeli, ma spesso incapaci, la crisi economica, con un’inflazione crescente. Messe tutte insieme collaborarono alla disgregazione dell’impero e la battaglia di Adrianopoli è solo il fatto che di colpo mette alla luce una fragilità a lungo nascosta. Ed è strano come la storia si ripeta: spostiamoci di circa 1.600 anni e possiamo rilevare come parte di queste cause sia presente anche oggi, nel nostro Stato, augurandoci che non vi sia un’altra Adrianopoli e che quell’atmosfera da basso impero che si respira venga alla fine fugata. Questo riscontro è un’ulteriore prova di come la conoscenza del passato possa spiegare il presente.
Corredato da un ampio elenco bibliografico, il saggio di Barbero è ampiamente meritevole di essere letto e, sempre per restare in epoca romana, è una lettura talmente piacevole che mi sento di dire che anche in questo, come in pochi altri, vale la locuzione latina jucunde docet.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore

Commenti

1 risultati - visualizzati 1 - 1
Ordina 
Per inserire la tua opinione devi essere registrato.


05 Mag, 2022
Segnala questo commento ad un moderatore
Buongiorno, trovo che la descrizione fatta da Renzo Montagnoli, mi rubi le parole di bocca, considero il Dr. Alessandro Barbero una risorsa inestimabile per la capacita di incuriosire alla conoscenza storica. E che dire altro leggiamoli tutti i suoi racconti.
1 risultati - visualizzati 1 - 1

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il mio assassino
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
La vita a volte capita
Valutazione Utenti
 
4.3 (3)
Il dio dei boschi
Valutazione Utenti
 
4.1 (3)
La prova della mia innocenza
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Il sistema Vivacchia
Valutazione Utenti
 
4.5 (1)
Il passato è un morto senza cadavere
Valutazione Utenti
 
4.3 (2)
La mano dell'orologiaio
Valutazione Utenti
 
4.3 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

Eleonora d'Aquitania
I diciotto anni migliori della mia vita
Tutankhamen
L'origine degli altri
Il tribunale della storia
Memorie dalla Torre Blu
Nulla è nero
Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi
A riveder le stelle
Marco Polo. Storia del mercante che capì la Cina
The Queen. Diario a colori della regina Elisabetta
Margaret Thatcher. Biografia della donna e della politica
L'arte della fuga
Dante
Autunno a Venezia. Hemingway e l'ultima musa
Passione sakura