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Open. La mia storia
 
Open. La mia storia 2014-12-14 19:06:03 Vita93
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Vita93 Opinione inserita da Vita93    14 Dicembre, 2014
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"Apro gli occhi e non so dove sono e chi sono"

Da appassionato di tennis quale sono da ormai un decennio, non potevo lasciarmi sfuggire la biografia di uno dei tennisti più forti di tutti i tempi. Numero 1 del circuito Atp per 101 settimane e vincitore di 60 titoli, tra cui 7 tornei del Grande Slam, oltre all’oro olimpico nel 1996 ad Atlanta. Un’occasione per conoscere meglio la storia di una carriera stellare.
E per approfondire quanto accaduto in ambito tennistico dalla fine degli anni ’80 ai primi anni 2000, un’epoca importante che ha visto succedersi atleti del calibro di Lendl, Edberg, Becker, Agassi, Sampras, fino a Federer.
Mi aspettavo una biografia tradizionale, incentrata come di consueto sull'amore e sulla dedizione assoluta ed incondizionata verso il proprio sport. Non pensavo che "Open" potesse essere così profondo ed emozionante.

Non è, o almeno non soltanto, la storia di un campione. È la storia di una vita, di un uomo che per la prima volta dopo anni di tormenti interiori ha trovato il coraggio di dire: "Io odio il tennis. L’ho sempre odiato con tutto il cuore. Eppure ho continuato a palleggiare ogni mattina e ogni pomeriggio della mia carriera perché non avevo scelta, non sapevo fare altro".
Emerge una figura per certi versi opposta all’immagine di rockstar del tennis, di idolo dei teenager. Chi poteva immaginare che dietro l'icona da sfacciato ribelle che lo ha contraddistinto, soprattutto nei primi anni della carriera, si celassero tante fragilità?

Il libro inizia con il racconto dell'ultimo match della carriera. US Open 2006. Terzo turno. Il vecchio campione è ormai usurato, in preda a fastidiosi dolori fisici e costretto a ricorrere a costanti infiltrazioni di cortisone, ma fino all’ultimo punto è in grado di mandare in estasi il proprio pubblico.
Poi il romanzo prosegue in ordine cronologico, iniziando dai primi anni di vita di Andre. Emerge la complessa figura del padre, ex pugile iraniano naturalizzato statunitense, deciso a farlo allenare duramente tutti i giorni per permettergli di diventare “un numero 1”.
“Open” è la storia di una leggenda che se in superficie sembra aver ottenuto tutto quello che ogni uomo potrebbe desiderare tra soldi, premi, popolarità, vita sentimentale (la moglie, Steffi Graf, è probabilmente la migliore tennista di sempre), in alcune circostanze arriva a maledirsi per tutto quel talento posseduto.
Una continua lotta. Da una parte l'odio verso il tennis e verso se stesso. Dall’altra l'orgoglio, la volontà di non soccombere di fronte all’avversario e ai propri demoni. Per 20 lunghi anni.
Le tante vittorie, le brucianti sconfitte. Perché una sconfitta resta addosso molto più di una vittoria.
È uno sport solitario, il tennis, dannatamente psicologico. Lo “sport del diavolo”, come spesso viene definito.

In mezzo a tante fragilità, Agassi ha avuto la fortuna di essere circondato da persone come Gil Reyes, storico preparatore atletico ed amico, colonna portante nella carriera dell’atleta. Tanto che uno dei figli della coppia Agassi-Graf si chiama Jaden Gil, in suo onore.

E proprio Gil, di fronte ad un giovane Agassi, pronuncia un discorso che rappresenta uno dei momenti più intensi della biografia. Un discorso che Agassi ricorda ancora parola per parola, nonostante siano passati decenni.

"Non proverò a cambiarti, non ho mai provato a cambiare nessuno. Se fossi stato capace di cambiare qualcuno avrei cambiato me stesso.
Ma so che posso darti la struttura e il progetto per ottenere quello che vuoi. C' è differenza tra un cavallo da tiro e uno da corsa. Non li tratti allo stesso modo. Si parla tanto di uguaglianza ma non sono sicuro che uguale voglia dire allo stesso modo. Tu sei un cavallo da corsa e ti tratterò di conseguenza. Sarò severo ma giusto. Ti guiderò senza spingerti. Ci siamo ragazzo, ci siamo. Puoi contare su di me. Da qualche parte lassù c' è una stella con il tuo nome. Forse non sarò capace di trovarla, ma le mie spalle sono forti e puoi salirci sopra mentre la cerchi. Sali sulle mie spalle e allunga la mano, ragazzo. Allungala".

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Commenti

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Ciao Jacopo.
Ho trovato molto bella la tua recensione ; hai reso interessante un libro che personalmente non ho letto.
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Vita93
16 Dicembre, 2014
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Grazie Emilio. Ti consiglio vivamente di leggerlo se sei anche solo un pò appassionato di sport in generale.
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Pia Sgarbossa
16 Dicembre, 2014
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Bellissimo commento Jacopo per un libro che reputo strepitoso e che ho amato davvero tanto.
Ciao, Pia.
mia77
17 Dicembre, 2014
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Non ho ancora letto questo libro, ma penso che sia arrivato il momento di farlo, grazie a te, Mia
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Vita93
20 Dicembre, 2014
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Grazie mille Pia, considero " Open " una delle migliori autobiografie che abbia mai letto, per spessore narrativo ed emozioni trasmesse.
In risposta ad un precedente commento
Vita93
20 Dicembre, 2014
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Grazie Mia, sono convinto che non rimarrai delusa.
6 risultati - visualizzati 1 - 6

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