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UNA TRAGEDIA NASCOSTA PER TROPPO TEMPO.
Petacco con la consueta maestria ci guida nei risvolti oscuri (e volutamente dimenticati) della Storia del novecento. Mai pesante nello stile, mai lezioso. Solamente preciso e puntuale nell'inquadrare con date e riferimenti il "quadro" che ci vuole mostrare. Un "quadro" che avrà fatto storcere il naso a molti. Sì perché il tema è di quelli che ancora in Italia scotta, di quelli che ancora si nega con foga e rabbia: il massacro di milioni, di decine di milioni di innocenti in Russia sotto il regime comunista. E su questa enorme e disumana tragedia semi-sconosciuta Arrigo Petacco mette a fuoco uno degli aspetti che ci riguarda un po' più da vicino: l'assassinio e la deportazione dei comunisti italiani fuggiti in URSS per salvarsi dalle galere fasciste. La cosa appare grottesca e quasi surreale: comunisti scampati dal fascismo che trovano la morte nella patria del proletariato. Appena arrivi in URSS, ci dice Petacco, sei subito messo sotto sorveglianza. E si finisce nei gulag o direttamente davanti al plotone d'esecuzione per un nonnulla: una battuta su Stalin, una parentela sospetta, una visita alla Ambasciata italiana a Mosca, una confidenza. Ma tutte le liste dei deportati (e spesso la medesima compilazione) hanno l'approvazione di Togliatti e della sua cricca. Lui vede, controlla e fa la spia ai fratelli russi che poi deportano, fucilano, torturano. Altro aspetto incredibile (per lo meno per me che non lo conoscevo) il comportamento dei servizi segreti russi (allora NKVD) durante la guerra di Spagna. Non si occupano di combattere Franco e i fascisti. Loro combattono una guerra personale e fratricida tra comunisti: gli scagnozzi di Stalin inviati in Spagna (tra i capi figura Togliatti) devono stanare e far sparire tutti i comunisti che non seguono la linea dettata dalla Russia. Anche qui moriranno tantissime persone e la colpa si cercherà di addossare (a volte riuscendoci a volte no) ai franchisti. lo stesso Gerorge Orwell (che poi prenderà spunto da questa esperienza e dai processi pubblici farsa di Mosca per scrivere il suo 1984) deve scappare in fretta e furia. Ma non da Franco, dai comunisti di Mosca, perché lui è un antifascista non in linea con la politica russa. E poi le omertà, i sotterfugi, le falsità e la malafede che per decenni hanno contribuito a mistificare e stravolgere la Storia del novecento. I testimoni minacciati e messi a tacere dopo la guerra, gli omicidi mirati, le minacce. I loschi figuri come Vittorio Vidali che è sempre misteriosamente presente (spesso con documenti falsi) in ogni scena del delitto (politico). Alcuni sopravvissuti ai gulag (tornati fortunosamente in Italia) proveranno a far pubblicare le proprie memorie ma le case editrici rifiuteranno, come ad esempio la Feltrinelli nel 1975.
Insomma un libro che sicuramente farà storcere il naso e porre tante tante domande. Ma che sicuramente ci voleva.
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