Dettagli Recensione
Ciao Mike
Cosa aspettarsi da Philomena? Prima di iniziare ad esprimere la mia personale opinione in merito e/o cercare di dare risposta al quesito appena esposto, è bene chiarire che questo è un romanzo che non ha altra pretesa se non quella di dar voce a due diversi dolori; quello di Philomena quale madre separata violentemente dal figlio, e quello di Anthony poi Micheal bruscamente privato dell'affetto e della certezza offerti dalla persona che ci dona le basi per affrontare la vita.
La ricerca effettuata da Martin Sixsmith mira a ricostruire queste dinamiche e a dar voce a quei silenzi che si sono protratti per oltre quarant'anni; l'autore è un giornalista e come tale riporta i fatti. Fornisce prove ed elabora dati ricostruendo ineccepibilmente la vita di un uomo perennemente alla ricerca di sé stesso. Superflue sono pertanto le affermazioni sulle modalità di scrittura del romanzo: impossibile è che questo abbia la forma di un classico libro da “svago” dunque inappropriate le parole di chi contesta quanto asserito (riflessione destinata ad alcuni commenti letti su altri siti prima di dedicarmi alla visione del romanzo).
Nato il 5 luglio 1952 presso l'Abbazia di Sean Ross, Roscrea, Anthony fu rilasciato per l'adozione americana il 18 dicembre 1955 all'età di 3 anni e mezzo con la giovane Mary di anni due.
Sin dal suo arrivo nel territorio statunitense Anthony non si è mai sentito a casa. Ribattezzato Michael ha trascorso gli anni della sua giovinezza cercando l'approvazione ed il consenso dalle figure familiari, consenso mai pienamente arrivato. Considerato "quello in più" da un padre con preferenze tra i figli, incompreso dalla nuova madre incapace, nonostante gli sforzi, di empatia per affrontare le emozioni e le difficoltà di quelle due giovani anime, Michael sviluppa la sua personalità nella convinzione di essere "cattivo", di non meritare la felicità. Esistendo in lui qualcosa di malvagio, non si stupisce dell'abbandono di Philomena ed anzi si auto-convince che le ragioni del suo essere orfano (si sente tale) dipendano proprio da questo. Da ciò la più dura sentenza: la solitudine. Per tutta la vita l'uomo cerca di capire chi è, qual'è il suo posto nel mondo senza mai riuscire a dare risposta alle sue domande. E' una personalità apparentemente forte ma in realtà estremamente fragile; incapace di stringere i momenti di felicità che la vita gli offre e spiazzato dagli inconvenienti e dai pochi insuccessi, è più volte caduto vittima del suo io autodistruttivo “perché lui non merita gioia, non merita felicità, nulla”.
Dopo una prima ricerca di se stesso nella chiesa, in cui da sempre trova rifugio e prova una vaga sensazione di protezione, di “casa”, si distaccherà completamente dai dogmi clericali negli anni della sua prima laurea universitaria, anni in cui maturerà la consapevolezza della sua omosessualità.
Inesorabile continuerà la ricerca della madre naturale, aggrappato ai ricordi di un'era lontana Michael non cesserà mai di sentirsi Irlandese, inadeguato nel contesto americano e fuori luogo. Non chiede molto, vuole solo qualche risposta alle sue domande, vuole capire il "perché" di tutto ciò. Vuole trovare il suo posto nel mondo.
Quando sei rifiutato da tua madre, la figura che prima tra tutte ti indica la via, ti accudisce e ti aiuta a credere nel mondo, come puoi non temere il rifiuto da chi ti circonda? Come puoi non vivere nel dubbio costante che non appena ti apri con una persona questa ti abbandonerà?
Michael ha ottenuto tanti successi, è stato un uomo dai tanti talenti e dalle molteplici qualità, ma la sua forza era solo la "scorza" di ciò che racchiudeva dentro se stesso. Il dedicarsi tutta la vita ad un partito omofobo lo ha attanagliato e torturato, cercava giustificazioni per sé e per chi lo circondava. Si sentiva un “venduto” perché aveva concesso ad un partito la sua anima, il suo io; ma in realtà il suo era solo un disperato appello di accettazione. Desiderava semplicemente sentirsi parte di qualcosa, Michael aveva il necessario ed indispensabile bisogno di sentirsi parte di un mondo, apprezzato da chi aveva accanto e credeva di poter avere una chance grazie ai successi che otteneva.
Mike non ha mai ottenuto risposte alle domande che lo hanno attanagliato per tutta la vita, e sua madre è riuscita a ritrovarlo solo dopo la sua inevitabile morte e nel peggiore dei modi. La sua era un'anima innocente, si è fatto del male e gli è stato fatto del male; e la morte, beffarda ed ironica, lo ha strappato alla vita proprio quando aveva trovato un appiglio per cui valesse la pena vivere. Riposa in pace Micheal, e grazie per quello che sei capace di insegnare con questo romanzo. Forse per alcuni sarà l'ennesimo volumetto ma in realtà le pagine di Philomena sono vive, raccontano dolore, raccontano gioia, conciliano la riflessione, trattano tanti temi e ti lasciano qualcosa dentro. Questo è uno dei tanti motivi per cui vale la pena leggere questo libro.
Vi lascio con una citazione dall'opera..
>. La stranezza dell'idea lo fece involontariamente sorridere. > indicò il documento sulle sue ginocchia >. Pete fece per obiettare, ma Mike scosse la testa. >. Indicò debole il corpo martoriato.
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Commenti
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Buona giornata
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Trovo bellissima la tua recensione e molto interessante e pertinente l'analisi psicologica/psicanalitica del personaggio.