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6 AGOSTO 1945
6 agosto 1945
Ore 8.15 il sole è già alto sulla città di Hiroshima.
La città vive le tensioni legate alla guerra, eppure tutto scorre secondo le abitudini, finché una deflagrazione potente accompagnata da un bagliore dorato scende sulla città.
E' il blackout totale della vita; c'è chi la termina di colpo senza rendersi conto di nulla, c'è chi si trova scagliato lontano, ustionato, ferito, senza le vesti indossate.
E' solo silenzio, poi pianto, poi disperazione e dolore.
Dolore per le carni lacerate, per le ustioni, per la visione di morte ovunque.
E' catastrofe.
“Diario di Hiroshima” è la testimonianza di un sopravvissuto all'esplosione atomica su Hiroshima.
Il dottor Hachiya gravemente ferito dalla grande “pika”, il lampo di luce, tenne un diario dalla mattina del 6 agosto al 30 settembre 1945, annotando le vicende di quei giorni e dettagliando l'evolversi delle condizioni cliniche dei malati, nutrendo l'intenzione di capire la sintomatologia e fornire gli elementi necessari per studiare e curare gli effetti delle radiazioni sull'uomo, materia sconosciuta fino ad allora.
Le pagine del dottor Hachiya sono asciutte e limpide, non vogliono essere narrativa, non posseggono fronzoli stilistici e allo stesso tempo la penna non funge da valvola di sfogo alla rabbia e al dolore. E' una voce sobria, svuotata come il cuore di ciascun abitante della città, una voce ferma nella descrizione di dettagli intimi e raccapriccianti.
La testimonianza del medico negli anni successivi è divenuta documento scientifico di gran valore per la comprensione delle malattie post-radiazione nucleare, tra le più subdole e inestirpabili.
Oltre al pregio tecnico-medico dello scritto, le immagini fornite da Hachiya sono numerose e cariche di quell'intensità che toglie il respiro al lettore, catapultandolo tra quelle rovine fumanti, a piedi nudi, tra uomini che chiedono acqua, la pelle sciolta dal calore, gli abiti imbrattati di sangue.
Sopravvissuti e morti, uniche categorie possibili cui appartenere.
Tra queste pagine non vi è mai tempo per riflettere sul “perchè” dell'evento, la priorità è per le cure e l'assistenza dei feriti e per l'amorevole pietà verso coloro che sono rapiti dalla morte dopo atroci sofferenze.
Il dottor Hachiya ha lasciato un'eredità preziosa all'umanità, un ricordo indelebile di un pezzo di Storia dove non appare nessun vincitore all'orizzonte, dove la sofferenza e la distruzione hanno piantato le radici germogliando dolore generazione dopo generazione.
Una lettura faticosa, un diario che rientra a buon diritto tra i tesori letterari della nostra civiltà.
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Commenti
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è importante ricordare proprio nel giorno dell'anniversario. Con spavento dinnanzi alle capacità distruttive dell'uomo, con commozione in memoria delle vittime.
Al tuo bel commento, che in alcuni tratti ha le inflessioni della poesia, rispondo con l'incipit di una poesia di Alfonso Gatto (chi volesse leggerla nel testo integrale, la trova a questo link: http://associazionelalibreriachenonce.org/2012/08/06/una-poesia-di-alfonso-gatto-in-ricordo-di-hiroshima-sei-agosto/)
Hiroshima – Sei agosto (Alfonso Gatto)
1
Era un giorno del tempo, un mattino d’estate
e ventilava il mare aperto il suo rigoglio.
Diranno ancora “amate” i poeti di corte
e la fede che prospera più cieca dell’orgoglio?
Quel giorno a Hiroshima fu decisa la morte.
Ora, se parla l’uomo, quale voce credente
sarà la sua nel chiedere la fede che spergiura?
Quel giorno a Hiroshima il tutto s’ebbe il niente
del suo potere, l’empio fu mai così pietoso.
Perché nascondi il volto in un volto ch’è roso
dalla sua lebbra ardente? Ogni attimo minaccia
la grazia ch’ebbe il soffio del suo fango mortale
...
Per il resto ti dico è un argomento su cui leggerò sempre molto volentieri!
dopo aver letto gli altri commenti , mi resta solo dire , lo leggerò.
ciao paola
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Vedo, incrociando le letture , che al di là della provenienza dell'autore o dell'impostazione del testo tutto converge su un'incredibile dignita' e volonta' di non soffermarsi a colpevolizzare, ma a riflettere su cosa e' stato e cosa non dovrebbe essere mai piu'.
Sesta riga un piccolo refuso, te lo segnalo perche' i tuoi commenti sono sempre così perfetti che quella parolina ripetuta pare un abisso :-)