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L'anno prima della tempesta
Quest’anno ricorre il centenario dell’inizio della I^ guerra mondiale, ho deciso perciò di leggere questo saggio da poco uscito che racconta la vita culturale e giornaliera nelle città europee più all’avanguardia del tempo durante l’ultimo anno di pace prima della catastrofe: il 1913.
Le città in questione sono Parigi, Berlino, Vienna, New York, Praga, Monaco ma anche Venezia mentre non ci sono Roma né Torino allora troppo provinciali (anche adesso per la verità).
Sono città percorse da grandi eventi culturali, da fermenti artistici e da personaggi che segnarono tutto il XX secolo con le loro opere arrivando ai nostri giorni. Nel libro il 1913 inizia con un colpo di pistola nella notte di Capodanno a New Orleans ( a sparare fu Louis Armstrong) e si chiude con un’annotazione dal diario di Arthur Schnitzler del 31 dicembre; nel mezzo ci sono 12 capitoli ognuno col nome di un mese.
Veniamo catapultati nel clima di quell’anno così particolare scoprendo le vite comuni dei maggiori esponenti dell’arte e della psicanalisi, i loro amori, le invidie, le ripicche, i successi; vengono fuori dalle pagine magnificamente caratterizzati personaggi come Franz Kafka, Freud, Jung, Thomas Mann, Rilke, Stalin, Hitler, Picasso, Rudolf Steiner, Schnitzler, Wittgenstein, Musil e molti altri. Si viene a contatto con le maggiori avanguardie artistiche come il surrealismo, il cubismo, il futurismo (ma anche già col loro superamento), con Coco Chanel e Prada che aprono i loro primi negozi , con Virginia Woolf, con le battute di caccia del Kaiser e di Francesco Ferdinando che non sapeva di avere ancora un anno di vita.
Il 29 maggio 1913 si tenne la prima de “Le sacre du printemps” di Igor Stravinskij che segnò una delle vette più alte mai raggiunte dal balletto classico nata dal sodalizio artistico e sentimentale tra Vaslav Nijinsky e il coreografo Djagilev.
Nel frattempo il Reichstag, il Parlamento tedesco, vota un aumento degli effettivi nell’esercito di 500.000 unità mentre la maggior parte degli intellettuali era convinta che non ci sarebbe stata più alcuna guerra.
“Un’ondata di modernità”, un grande fermento pervadevano quel 1913 al punto da far impallidire questi nostri anni nei quali invece, nonostante il progresso, non ci si appassiona più, tutto è effimero, nulla di veramente nuovo o innovativo viene creato in campo artistico, siamo avvolti su noi stessi: è questo il tramonto dell’occidente? L’idea allora ricorrente era che dopo una guerra c’è la rinascita, “la guerra come levatrice della Storia” ciononostante viene inaugurato il Palazzo della Pace all’Aia che è oggi la sede del Diritto Internazionale.
Noi cittadini del XXI secolo siamo portati a pensare al passato come a qualcosa di antico e anacronistico, ma leggendo questo libro si scopre con stupore che nel 1913 le lettere arrivavano in giornata quasi come sms, che avvenivano stragi familiari o nelle scuole simile a quella di Columbine, che si viaggiava molto e ci si spostava anche per le vacanze senza aerei, che i matrimoni erano quasi tutti falliti e c’erano molte storie omosessuali dichiarate.
Nel complesso questo è un saggio godibile con sprazzi di autentico humour anche se risulta alla fine un po’ troppo germanocentrico ma a dire il vero agli inizi del XX secolo la Germania primeggiava in tutti i campi; la lettura è solo un po’ appesantita perché ogni riferimento a persone è accompagnato dall’indirizzo ed è tutto un susseguirsi di numeri e ..stra§e
-E’ la vecchia storia nota a tutti, che per un periodo è stata definita progresso e poi decadenza…-
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grazie Luvina