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Una biografia avvincente come un romanzo
Quando di un autore si è letta la pressoché totalità della sua produzione viene del tutto naturale sapere quanto più possibile di lui, perché è evidente che le sue opere costituiscono, direttamente o indirettamente, un riflesso della sua vita. Se poi questo scrittore si chiama Leonardo Sciascia, la curiosità si accentua, perché in fin dei conti il suo essere borghese e intellettuale a tutto campo, la sua maniacale ricerca della verità e la preveggenza dimostrata in tanti suoi lavori sono dati che connotano un artista di elevato valore riscontrabile in ogni suo libro. L’ideale sarebbe poterlo conoscere direttamente, instaurare con lui un’assidua frequentazione, ma ciò non è quasi mai possibile, e a maggior ragione per Sciascia, da tempo scomparso. Certo, dall’attenta lettura delle sue opere è possibile ritrarre un’immagine di lui, almeno per quanto concerne un suo essere intellettuale del tutto libero e indipendente, impegnato con i suoi lavori e anche direttamente, come testimoniato dal breve periodo di consigliere comunale di Palermo e di quello più ampio come deputato eletto nelle liste del Partito Radicale. Personalmente ho cominciato a interessarmi di questo grande letterato dopo la visione del film Il giorno della civetta, tratto dall’omonimo romanzo. Pagina dopo pagina delle sue opere di narrativa e saggistica si è formata in me un’immagine di Sciascia che tuttavia mancava di un riscontro autorevole ed è perciò con estremo interesse che ho preso in mano Il maestro di Regalpetra, sottotitolato Vita di Leonardo Sciascia, una corposa biografia scritta da Matteo Collura. Trattasi di una lettura che presuppone la conoscenza di almeno quelli che sono i maggiori libri del narratore di Racalmuto (Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Il contesto, Todo Modo, L’affaire Moro e Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia), tutte opere che, per i più diversi motivi, evidenziano la specificità della produzione letteraria di Leonardo Sciascia. E’ evidente che sarebbe meglio aver letto anche i suoi saggi storici, tutti, nessuno escluso, di estremo interesse, ma per poter comprendere il valore di questo artista sono dell’opinione che i libri che ho citato prima possano essere sufficienti.
Matteo Collura mi ha stupito, poiché, abituato a lunghe biografie, sovente grevi e riportanti fatti ed eventi che poco hanno a che fare con la produzione letteraria di un autore, è riuscito nella difficilissima impresa di fornirci un ritratto vivo, anzi direi vitale, di Leonardo Sciascia, riportando tutto quanto – e solo quello – il necessario per avere una completa cognizione di un’esistenza, tutto sommato normale, ma non avulsa da un impegno costante teso alla ricerca della verità.
E se questo libro inizia con lo scrittore, appena morto, ricomposto nel suo letto d’agonia, il che potrebbe far temere una narrazione al passato, invece con questa introduzione si delinea subito il carattere del defunto e nelle pagine successive – e sono molte – lo spazio è dedicato a una figura che già dall’infanzia dimostrava una spiccata propensione per le lettere, pur in un contesto di arretratezza economica, ma non certo culturale. Collura prende per mano Sciascia, quasi fosse presente con lui, e così la biografia diventa avvincente come un romanzo di grande qualità. Sono pagine e pagine di vicende, di riflessioni, spesso sconosciute, con frequenti ricorsi a incisi tratti dalle opere (soprattutto quelle che ho prima citato) in correlazione con i comportamenti civili tenuti da Leonardo Sciascia. Sembra di vederlo, in quella che può essere definita una battaglia, intento a sostenere l’esistenza della mafia, quando ufficialmente la si negava, a indicare in modo inequivocabile la collusione fra questa criminalità e la politica, in particolar modo con la Democrazia Cristiana, vista come un partito di grassatori e corrotti, a richiamare ancora una volta l’attenzione sugli intrecci subdoli e delittuosi che sono alla base del sequestro e del successivo omicidio di Aldo Moro, il segretario di quel partito da lui tanto avversato, ma che ora vittima di qualcosa di potentemente tenebroso gli fa insorgere un senso di autentica pietà. Non è tenero nemmeno con i comunisti, quel partito con cui si realizzerà uno scellerato compromesso storico con i democristiani, compromesso con il potere di turno a cui sarà sempre disponibile, come confermato anche dall’attuale governo, un intreccio fra maggioranza e opposizione che viene a saldarsi in un'unica negativa figura, giacché sarà il segno di una sottomissione volta a beneficiare delle opportunità offerte da una reggenza corrotta e avulsa dalle esigenze dei cittadini.
È possibile inoltre scoprire la religiosità di Sciascia, uno Sciascia notoriamente razionale e seguace degli illuministi, ma che, pur tuttavia, ha un modo suo di credere, di avere un sentore di qualche cosa che regge il mondo come la sua vita. Se sorprende il funerale con rito religioso, vista una sua quasi continua avversione per la Chiesa (ma nei suoi scritti ha parlato anche di ecclesiastici stimabili e meritevoli della massima considerazione), vi è da dire che il tutto rientra in una tipica visione borghese, volta a non allontanarsi in modo drastico dalle consuetudini, più per un riguardo nei confronti dei parenti che rimangono, che per l’effettiva convinzione che un rito religioso debba suggellare la traslazione di una salma da un luogo a un altro, dalla propria casa al camposanto.
Quanto allo Sciascia scrittore emergono le sue caratteristiche peculiari, quali la limpidezza della sua scrittura, la grande capacità di non fermarsi all’apparenza, alla versione ufficiale dei fatti, anzi di diffidarne sempre, la sua analisi attenta e perspicace degli eventi, da cui trarre anche vaticini, preveggenze che poi ebbero sempre puntuale riscontro. Ma questi sono elementi che già ben conoscevo e che hanno trovato puntuale e circostanziato riscontro in questa attenta e ben strutturata biografia.
Si comprende, quindi, perché Leonardo Sciascia sia unico e sia grande, ma grande lo è anche Matteo Collura, con una prosa non enfatica, e nemmeno scarna, con quel che si potrebbe definire il giusto per appassionare il lettore senza frastornarlo e senza stancarlo.
Mi sembra superfluo il mio consiglio di leggere questa biografia, la cui importanza e le cui qualità trovano rari riscontri in campo letterario, tanto sono elevate da poter quasi parlare di un vero e proprio capolavoro.
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