Dettagli Recensione
Ma il significato?
Troppo serio per essere considerato comico, troppo comico per essere preso sul serio.
Leggendo questo brevissimo saggio è inevitabile porsi delle domande: quale era l'intento dell'autore, cosa voleva dire con queste due brevi arringhe? Ma davvero bisognava comprendere le formule matematiche che descrivevano la stupidità umana? Davvero l'autore riteneva di poter ascrivere a qualche formula ogni comportamento irrazionale umano e davvero pensava che elaborandolo con le suddette formule, attraverso le leggi della matematica, si poteva semplificare ogni sfumatura della mentalità umana con quattro o cinque fenotipi base? Che necessità c'era di quantificare la demenzialità in un doppio saggio che più che allegro è perplimente?
Un libro di questo tipo se non è arricchito da numerosi aneddoti e buffi esempi, a corredo esplicativo della parte teorica, è amorfo e straniante.
Invece di essere "allegro ma non troppo" il saggio, privo di sfumature comiche, diventa un delirio di pura teoria. Un delirio che si basa sulla soggettività e l'unilateralità di interpretazione con cui l'autore si arroga il dovere di farci comprendere la società umana.
In sostanza anche se l'autore di per sé è un abile scrittore dallo stile letterario scorrevole e talvolta accattivante, il libro risulta, malgrado l'originalità di certi contenuti, oltremodo tedioso per la sua eccessiva schematicità e per il forzato intellettualismo di cui è permeato dalla prima all'ultima pagina.