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La politica di occupazione della Jugoslavia
Il teatro dei Balcani diventò nella seconda guerra mondiale una particolare area strategica per le due potenze maggiori dell’Asse, la Germania nazista e l’Italia fascista. Possimo considerare i Balcani un punto critico nella strategia dell’alleanza nazifascista per vari motivi.
La sua posizione geopolitica era cruciale sia per Adolf Hitler, che intendeva attaccare l’URSS, sia per Benito Mussolini, che intendeva ampliare il suo controllo nella penisola bacanica, dopo l’occupazione dell’Albania.
Mantenere il controllo dei pozzi petroliferi in Romania per la Germania nazista diventò cruciale per motivi strategici in prospettiva di un allungamento ed allargamento del conflitto in Europa. Per Adolf Hitler era essenziale assicurasi l’appoggio della Romania, dell’Ungheria e della Bulagria nonché ottenere l’adensione all’Asse della Jugoslavia.
La guerra parallela scatenata da Benito Mussolini contro la Grecia non fece altro che destabilizzare i Balcani, considerati da Adolf Hitler una specie di retrovia del settore dell’Europa orientale e del Mediterraneo.
Il rifiuto jugoslavavo di aderire all’Asse mese ulterirmente in crisi la strategia hitleriana nei Balcani. Non bisogna dimenticare che in quel periodo era già in preparazione l’attacco all’URSS e tutte le mosse naziste nell’area balcanica ed centro-orientale europea erano dedicate a questo scopo. In occidente Adolf Hitler non aveva piegato ancora la Gran Bretagna che poteva contare sull’aiuto americano, malgrado la neutralità dichiarata da Washington.
L’ occupazione della Jugoslavia perciò avvenne in un contesto particolare. Adolf Hitler non cosiderò la Jugoslavia un paese ostile al Reich, anzi lo riteneva pienamente acquisito all’alleanza dell’Asse fino al marzo 1941, quando dovette fronteggiare una situazione innattesa. Adolf Hitler non aveva preventivato una guerra contro la Jugoslavia perciò dovette ricorrere ad un piano di riserva e coinvolgere nella campagna bellica anche alcuni dei suoi alleati : Italia fascista, Ungheria e Bulgaria, per poter poi risolvere in tutta fretta la questione greca ed allontanare dai Balcani lo spetro britannico, amcora ampiamente presente nel Mediterraneo.
Tenendo conto di ciò risulata richiara la spartizione delle zone di occupazione in Jugoslavia tra le potenze dell’Asse e i suoi alleati balcanici nonché la nascita di uno stato vassallo croato guidato dal capo ustaša, il poglavnik, Ante Paveli?. In questo contesto di occupazione e spartizione del territorio jugoslavo deve essere visto il ruolo avuto dai ?etniki che all’inizio erano pronti a collaborare con il movimento partigano titino, ma poi instaurarono un rapporto collabrazionista con gli occupanti nazisti e fascisti schierandosi appertamente contro i partigiani di Josip Broz Tito.
Il libro ci offere uno suguardo inedito del conflitto combattuto in Jugoslava. L’autore pone l’accento sulla politica delle alleanze con i personaggi locali portate avanti dalle forze di occupazione , sia quelle naziste che quele fasciste. Le operazioni militari tese a annientare il movimento partigiano titino operante in tutto il territorio della Jugoslavia erano bilanciate con accordi politici con i collaborzionisti locali. Queste ambigue alleanze con le diverse realtà collaborazioniste presenti nelle diverse aree del territorio jugoslavo dimostrano la volontà sia nazista sia fascista di affermare il proprio dominio in Jugoslavia.
In Jugoslavia si scontrò in pratica il dualismo dei progetti portati avanti da Benito Mussolini e da Adalf Hitler, ogniuno dei due era consapevole di un fatto inconfutabile: ottenere il controllo della Jugoslavia avrebbe rinforzato la sua posizione all’interno della partita fasciamo-nazismo nel Nuovo ordine europeo e mondiale.
Il testo mostra al lettore non solo i risvolti militari ma anche quelli politici della guerra in Jugoslavia.
Scritto con uno stile diretto e conciso il libro si presta ad una veloce lettura che però richiede dal lettore un’ attenzione particolare non solo al filo del discorso storico ma anche alle informazioni veicolate che sono condensate e non gradualmente spalmate nei capitoli. Il lettore si trova daventi ad una marea di dati, messi in un testo ridotto all’osso. In sostanza certi punti avrebbero richiesto un ulterire approfondimento essendo il contesto jugoslovavo ostico per la sua natura etnica e religiosa.
Un libro scritto con cura che però tende ad affrontre un argomento complesso in modo sintetico.
In conclusione un libro da leggere per avere una visione diversa del ruolo avuto delle potenze dell’Asse in Jugoslavia, in particolare dell’Italia di Benito Mussolini.
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