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Auschwitz. Ero il numero 220543
 
Auschwitz. Ero il numero 220543 2013-02-20 08:06:11 McLennon
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Stile 
 
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Contenuti 
 
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4.0
Piacevolezza 
 
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McLennon Opinione inserita da McLennon    20 Febbraio, 2013
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Per non dimenticare..

Auspicando che le vicende narrate siano veritiere, si tratta della narrazione di una vita, quella di Denis Avey, attraverso le battaglie che ha vissuto nel deserto dell'Africa per poi essere fatto prigioniero e deportato ad Auschwitz.
Essendo soldato inglese, una volta deportato nel lager tedesco non era sottoposto alle stesse terribili e indicibili crudeltà subite dai suoi compagni di prigionia ebrei; per poter testimoniare di persona i loro supplizi un giorno decise di scambiare la propria uniforme con la tristemente nota casacca a righe e provare sulla propria pelle cosa significasse un giorno oltre i cancelli con la scritta "Arbeit macht frei" (Il lavoro rende liberi), che delimitava la zona del campo dove i prigionieri ebrei.
Ma al di là di questo episodio, che può anche essere visto come incosciente e sprovveduto, stando alla sua testimonianza Avey ha cercato di aiutare diverse persone all'interno del campo e allo stesso tempo ha narrato alcune delle ignobili e raccapriccianti atrocità ad opera delle SS.

Lo stile è quello semplice di una persona "normale" che racconta la propria vita, anche se in casi particolari si sente il trascrittore calcare un po' la mano per rendere gli scenari narrati un po' più "cinematografici" (senza nulla togliere alla drammaticità del contenuto).

Alcune parti della narrazione sono molto crude e potrebbero anche impressionare alcune persone.

Consiglio la lettura per non dimenticare l'assurdità e la terribile disumanità che la persecuzione degli ebrei ha rappresentato.

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Commenti

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Certo che se fossero vere le voci che si e' inventato tutto sarebbe proprio ignobile...
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Cristina72
20 Febbraio, 2013
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Questa storia puzza tanto di "sola": da Auschwitz non si entrava e non si usciva con tanta facilità, e nessun prigioniero ne ha mai confermato la veridicità. Per favore, rispettiamo le vere vittime, e ascoltiamo SOLO la loro voce, non beviamoci tutto quello che ci propina l'industria del dolore.
In risposta ad un precedente commento
McLennon
20 Febbraio, 2013
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Beh scusa come fai tu a sapere che non sia vera questa storia?
io la prendo con le pinze ma non escludo sia veritiera.
In risposta ad un precedente commento
Cristina72
20 Febbraio, 2013
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Non lo dico io, ma molti prigionieri veri, che non confermano la sua testimonianza. Guarda caso i suoi ricordi sono confusi, non fa nomi, resta sempre sul vago. Ti consiglio di leggere libri più seri sull'argomento, e i dubbi verranno anche a te.
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