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Le interviste impossibili
La passione per la storia di Gaspare Armato è inequivocabile, tanto che è il dominus di un blog dove si parla esclusivamente di questa materia, a scuola troppo spesso trascurata e comunque non considerata, erroneamente, prioritaria.
Peraltro il metodo di approccio dell’autore toscano è quanto mai ampio, non comprendendo solo i fatti salienti che si sono verificati, ma estendendo la visione alle caratteristiche di determinati periodi, con la descrizione di usi, di costumi, perfino dell’alimentazione. In questo modo il risultato è rappresentativo in misura abbastanza attendibile dei personaggi ignoti della storia, cioè della quasi totalità degli esseri umani di un’epoca, ombre sconosciute che pure hanno collaborato in modo determinante al concretizzarsi di eventi che non possono trovare spiegazione solo nell’iniziativa dei singoli, ma inquadrandoli nel contesto generale.
E’ quindi una visione a tutto campo, con particolari spesso trascurati, ma essenziali per cercare di comprendere e potersi avvicinare alla verità.
In questo senso Appunti della Storia, ultima fatica di Armato, si presenta come una sequenza di interviste impossibili, ma utili per capire contesti specifici.
Sono diversi i personaggi che interloquiscono con l’autore e anche di periodi differenti, giusto per contribuire a fornire un quadro dello sviluppo nel tempo.
Si parte da Giuseppe da Settignano, un umile muratore del XIII secolo, una di quelle ombre che prima citavo e posta in luce per parlare del costo della vita nella Firenze di quel periodo.
Il personaggio successivo è invece un professore, scomparso da poco, che viene indotto a parlare di Federico da Montefeltro, grande condottiero e duca di Urbino fino alla sua morte, avvenuta nel 1482.
Si va avanti così, e sempre piacevolmente, perché la scrittura è lieve e per nulla affaticante, passando da Carlo V a Elisabetta I d’Inghilterra, da Federico II Il Grande per arrivare all’ultimo, senz’altro il più longevo, quel Francesco Giuseppe che anche il più somaro degli scolari conosce per l’essere stato l’avversario dei Savoia nelle guerre d’indipendenza.
Su quest’ultimo intervistato mi soffermo un po’ di più, visto l’interesse storico del personaggio, in parte artefice della fine delle grandi monarchie continentali, scomparse con la prima guerra mondiale.
Si tratteggia la sua infanzia, fatta di ore e ore di studi e di pochi svaghi, una regola ferrea per chi doveva reggere l’immenso territorio imperiale, che andava dall’Austria alla Galizia.
L’ho sempre considerato l’emblema dello stato centralizzato, l’uomo che teneva in pugno terreni e popoli diversi. Eppure, in questa conversazione, il sapere della sua infanzia non da bimbo, ma già da uomo mi ha portato a considerare il personaggio come la prima vittima di un sistema anelastico, all’apparenza solido, ma pieno di contraddizioni al punto tale che lo fecero implodere.
Sono solo 108 pagine, dico solo perché avrei gradito anche altre interviste, di personaggi magari più recenti, ma non è detto che Gaspare Armato non ci riprovi, anzi gli consiglio di farlo, come a voi consiglio di leggere questo piacevole libro.