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L'orrore della guerra
Considerato da molti, e non a torto, come un romanzo che nulla ha da invidiare a “Niente di nuovo sul fronte occidentale “ di Erich Maria Remarque, differisce da questo sia per l’ambientazione (là il fronte franco-germanico, qua quello italo-austriaco), sia per la diversa struttura narrativa (più romanzo quello di Remarque, pur se basato su esperienze personali, più diario quello di Lussu).
Premetto che è un bel romanzo, anche se secondo me inferiore a quello del tedesco, laddove la guerra appare come una mostruosità quasi insita nell’uomo, mentre nel testo di Lussu, pur mostrando l’orrore di un conflitto, è più marcato il riferimento a certe decisioni, ad alcuni personaggi (vedasi il generale Leone) che sembrano imprimere con il loro comportamento un andamento sanguinoso alle tante piccole battaglie o scaramucce.
Questo dipende anche dall’andamento quasi diaristico della scrittura, frutto dell’esperienza diretta dell’autore sull’Altipiano di Asiago dall’estate 1916 alla successiva del 1917.
In buona sostanza, nel romanzo di Remarque ci si indigna subito per la guerra, mentre in questo si viene esacerbati dalle azioni stolte di certi comandanti e solo di conseguenza si arriva a comprendere l’assurdità di un conflitto.
Comunque in queste pagine c’è tutto il dramma di una gioventù che in divisa ha servito il paese nella grande guerra:
la vita di trincea, i comandati fuori di testa, gli ordini sbagliati, l’artiglieria italiana che regolarmente spara sulle nostre linee, gli assalti senza alcuna utilità, le ore di ozio e la paura delle azioni.
Il tutto viene descritto con tono distaccato, quasi che l’io narrante, il tenente Emilio Lussu fosse un semplice spettatore. Infatti, non c’è bisogno di commenti o chiarimenti, perché la realtà parla da sola.
Considerato anche lo stile non greve, anzi dinamico, non sarebbe male, anzi sarebbe bene che fosse presente nei programmi scolastici.