Dettagli Recensione
Top 500 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
"La gente non sa quello che vuole fino a quando un
"La gente non sa quello che vuole fin quando uno non glielo mostra". Questa frase può benissimo racchiudere la vita e la filosofia di Steve Jobs, fondatore della Apple nel lontano 1976.
Premetto che sono un appassionato di informatica e che conoscevo Steve Jobs molti anni prima che venisse santificato dalle masse. Ed è per questo che ho voluto leggere con grande attenzione questa biografia, l'unica autorizzata dallo stesso Jobs.
Il libro può intimorire il lettore per via della sua mole, più di 600 pagine, e per gli argomenti trattati, poichè si ripercorre la storia dell'informatica dagli anni '70 fino alla diffusione dei gadget elettronici nei giorni nostri. In realtà, non c'è ragione di temere questo libro: lo stile è chiaro e semplice, i capitoli nè troppo brevi nè troppo lunghi e le storie raccontate riescono subito a catturare il lettore. Walter Isaacson è un esperto di biografie e si vede, avendo curato, tra l'altro, la biografia più riuscita e più completa di Albert Einstein.
In poche parole, la lettura procede spedita e si possono leggere diverse pagine al giorno senza nemmeno rendersene conto!
La biografia ripercorre tutta la vita di Jobs, dalla nascita fino alla passione per l'elettronica e il design (soprattutto quello italiano!) passando per i travagliato periodo all'università conclusosi con il suo abbandono. Le esperienze con le droghe allucinogene, la vita in una comunità hippie e la meditazione Zen, fino a passare alla nascita della Apple e alla sua cacciata per mano dello stesso consiglio di ammnistrazione. Poi l'autore si concentra particolarmente sul ritorno alla Apple nel 1997, quando all'azienda erano stati pronosticati due mesi di vita, fino al successo strepitoso dell'Imac, Ipod,Iphone e Ipad.
L'aspetto più interessante della biografia è che non scade nel difetto tipico di molte biografie: fare un santino del personaggio. Isaacson, infatti, non dimentica di raccontare i difetti di Jobs, i suoi limiti, i suoi violenti cambi d'umore, le sue cattiverie gratuite (sembra che lo stesso Jobs abbia consigliato l'autore di non tralasciare gli aspetti più negativi del suo carattere).
Alla fine della lettura, al lettore sorge spontanea la domanda: chi era veramente Steve Jobs? Come faceva a conciliare le sue contraddizioni palesi? Com'è possibile che un uomo, venuto da un ambiente hippie e "di sinistra" sia poi diventato l'emblema del capitalismo americano più aggressivo?
Non era un inventore nel senso stretto del termine (come, ad esempio, lo può essere Alan Turing), eppure sapeva riconoscere il talento e sapeva circondarsi di grandi geni che solo sotto la sua guida riuscivano a esprimere tutte le loro capacità. Chi era veramente Steve Jobs e come si spiegavano le sue contraddizioni?
Mi viene in mente una frase di Fabrizio De André, che forse può spiegare questo personaggio della nostra epoca, così geniale così folle così affascinante: "Sono coerente con le mie incoerenze..."
Indicazioni utili
Commenti
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |
Ordina
|
7 risultati - visualizzati 1 - 7 |