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Il nuovo ordine hitleriano e la città di Sarajevo
Nell’arco della storia balcanica la città di Sarajevo rappresenta ancora oggi un eccezione. Città cosmopolita, luogo d’incontro tra etnie e religioni divese divenne un modello di convivenza etnica, culturale e religiosa. Nelle questioni balcaniche, lastricate da scontri etnici a sfondo religioso, possiamo considerare Sarajevo un eccezione.
Prima di leggere questo libro è utile tenere presente dei fatti storici. Adolf Hitler fu preso in contropiede dagli eventi balcanici. Innanzitutto l’attocco di Benito Mussolini alla Grecia scombussolò i piani del dittatore nazista che all’epoca preparava già l’attacco all’Unione Sovietica. La mossa di Mussolini nei Balcani costrinse Hitler a rivedere i suoi piani ed intervenire nei Balcani. Un altro fatto però influì sull’ atteggiamento hitleriano nell’area. La defezione jugoslava dallo schieramento dei paesi satellite della Germania nazista nell’area costrinese Hitler ad invadere il regno jugoslavo ed in questa cornice storica si colloca questo interessante libro che tratta un argomento particolare della seconda guerra mondiale.
Quale posto riservò Adolf Hitler ai mussulmani, ebrei e cristiani nei Balcani? Attraverso l’esempio di Sarajevo l’autrice ci offre una visione dettagliata dei delicati equilibri creatisi nell’area dopo l’occupazione nazifascista del territorio jugoslvao, in particolare di quello bosniaco.
Per potere capire la questione bosniaca bisogna fare un passo indietro e chiarire chi sono ancora oggi i mussulmani di Bosnia. Dopo la conquista ottomana della gran parte della penisola balcanica alcuni componeti delle comunità croate e serbe residenti in Bosinia scelsero di convertirsi alla fede islamica per non essere sottoposti alla opressione religiosa e politica dell’Impero ottomano. Dopo il crollo dell’Impero ottomano e la nascita dell’regno SHS nel 1918 (successivamente diventato Jugoslavia nel 1929 su espressa volontà e decisione del sovrano Aleksandar Karadjordjevi?), la comunità mussulmana rimase legata spiritualmente alla Turchia.
Con l’occupazione delle potenze dell’ Asse della Jugoslavia alcuni esponenti della comunità mussulmana bosniaca videro nella cooperazione con Adolf Hitler l’opportunità di potere creare in Bosnia uno stato islamico, ma Adolf Hitler non aveva alcuna intenzione di assecondare questo desiderio di rinascita mussulmana nei Balcani potendo in particolare contare nell’area non solo su un alleato fedele Ante Paveli? e sul suo movimento ustaša ma anche sul collaborazionista generale Milan Nedi? in Serbia noché poi anche su il movimento dei ?etniki di Draže Mihailovi?. La presenza di un forte movimento partigiano guidato da comunista Josip Broz-Tito nel quale però confluirono forze antifasciste di altre estrazioni politiche e di convinzioni religiose( cattolica, ortodossa, mussulmana, ebraica) determinò i rapporti tra occupanti nazifascisti, collaborazionisti locali e comunità religiose. In questo contesto deve essere posto il racconto storico di questo libro.
L’autrice non si concentra solo sulla città di Sarajevo ma ci offre anche una visione più ampia del contesto bosniaco, infatti se scorriamo i capitoli notiamo:
La linea di divisione e di unione di una città ( il multiculturalismo e Sarajevo)
Autonomia compromessa ( l’occupazione nazista e il regime degli ustaša)
Conversioni e complicità (la pulizia etnica della nazione)
Tra identità ( i fragili legami della comunità)
Dilemmi sul nuovo ordine europeo ( la questione mussulmana e la guerra civile jugoslava)
Un’insurrezione in gestazione
Gli ultimi mesi ( dalla guerra totale alla vittoria comunista)
La città solidale ( comunità e identità nella Sarajevo del tempo di guerra)
L’autrice, esperta internzionale, ci da un quadro dettagliato e sopratutto esauriente dell’argomento poco trattato dalla storiografia in generale. Si tratta di un argomento di nicchia storica che si inquadra nel discorso generale della guerra comabuttuta in Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale. Per sua natura si tratta di un argomento storico complesso e delicato nei suoi risvolti etnici e religiosi che viene trattato però dall’autrice in modo chiaro e sopratutto lineare in senso temporale e spaziale nonché geopolitico Dalle pagine del libro traspare un chiaro contesto internazionale in cui la città di Sarajevo e la Bosnia si sono trovate.
Chi prenderà in mano questo libro si troverà di fronte un testo di saggistica storica di rara qualità scietifica che mostra tutto il suo volore narrativo presentando un argomento storicamente ostico in modo lineare avendo sempre presente il filo del discorso affrontato in generale e anche nei suoi minimi particolari e dettagli. Ogni arogmento trattato nel libro è documentato e arricchito con citazioni che rendono la lettura interessante e piacevole ma non troppo pesante. È chiaro che si tratta di un testo complesso perciò richiede dal lettore una notevole dose di attenzione e perseveranza nella sua lettura. Data la complessità del argomento trattato sono utili per il lettore almeno delle nozioni generali della storia dei Balcani e della guerra seconda guerra mondiale. Il contesto storico in cui il racconto dell’autrice viene calato è di fondamentale importaza per la comprensione dell’intero testo.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per potere avere una visione poco consciuta della seconda guerra mondiale nel contesto balcanico.
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