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Yan c-bin (dobbiamo andare)
Agosto 1997, avevo questo libro tra le mani mentre mi aggiravo tra le nebbie della calda umidità di Palenque, le torride scalinate del Castillo di Chichen itza, la vertiginosa pendenza della Piramide dell’Indovino ad Uxmal o la vista mozzafiato della giungla vista dalla vetta del Mundo Perdido di Tikal.
L’autore, che è stato uno dei massimi esperti sulle civiltà precolombiane ha preso dapprima in considerazione la la vita quotidiana della gente comune: la lingua, l’organizzazione sociale, lo sviluppo di agricoltura ed artigianato dall’abilità nel costruire panieri, stuoie,ceramiche e corde all’arte del comporre mosaici di piume. Il codice penale si rifaceva alla legge del taglione, ma per alcune cose era unico e meraviglioso, visto che ai ladri veniva tatuata sul volto una “sigla” simbolo del reato commesso. Mi viene da sorridere nel pensare con quali facce si presenterebbero in parlamento i nostri politici…
Quindi vengono passate in rassegna le classi dominanti con l’organizzazione sociale , politica e religiosa delle città stato. La religione permeava e regolava tutto. Il dio della pioggia veniva nutrito con cuori umani: nelle regioni piovose i sacrifici umani avevano luogo con molta meno frequenza.
Infine le opere che i Maya hanno realizzato e che in parte sono giunte fino a noi: architettura, scultura, pittura, letteratura, le vie di comunicazione. Una menzione a parte meritano calendario e astronomia che tanto hanno fatto parlare negli ultimi giorni dell’anno scorso; di calendari maya ce ne sono vari tipi, ma il più usato era di 18 mesi di 20 giorni più 5 giorni “nefasti” in aggiunta. Convinti della ciclicità delle ere facevano iniziare il mondo nel 3111 a.c. (1). Quindi se avevano sbagliato di svariate centinaia di milioni di anni la data dell’inizio del mondo, come pretendiamo che avessero azzeccato quella della fine?
A differenza degli Atzechi, gli spagnoli non hanno nemmeno avuto il piacere di sterminare questo popolo, visto che prima del 1000 il loro mondo era già in rovina. Restavano gli Itzà, una popolazione che viveva ancora secondo i loro usi e costumi, completamente assorbito dai conquistatori alla fine del XVII secolo. Ma ancora oggi, se avrete il piacere di aggirarvi nei villaggi del Chiapas, da San Juan Chamula a Zinacantan, ad entrare nelle case di quella gente, a parlare con loro ed a vedere i loro rituali (come una gallina sgozzata in chiesa) potete rendervi conto che i Maya vivono ancora tra noi..
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scherzi a parte, bella recensione, anche io ho visitato quei siti e sono argomenti sicuramente molto affascinanti.
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