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La fine di un dittatore
La storiografia del secondo dopoguerra si è occupata spesso delle dittature e dei tre dittatori che hanno segnato il destino di tre paesi europei nel XX° secolo:l’ Italia, la Germania e l’Unione Sovietica. Nazismo, fascismo e stalinismo vengono spesso menzionati come il prodotto più sinistro del continente europeo del secolo breve.
Il libro che è apparso recentemente nelle librerie fa parte di quella sfilza di libri che cercano di dare una risposta ad una domanda molto senplice : chi era Benito Mussolini come uomo, come guida di un movimento e partito politico, statista nonché dittatore nelle cui mani era concentrato il destino di un intero paese per più meno un ventegno?
Un lettore disattento e distratto potrebbe pensare : uno dei tanti libri già scritti su Benito Mussolini.
Questo libro però affronta l’argomento Benito Mussolini partendo da un periodo temporale preciso: dal 1943 al 1945. Dunque, l’autore prende in esame un particolare periodo della vita del Duce, quella dopo la caduta del fascismo avvenuta il 25 luglio 1943 e dopo l’armistizio del 8 settembre 1943 fino all’ aprile 1945.
Se si da uno sguardo ai titoli dei capitoli (La caduta, prigionia, liberazione;Il naufragio a Salò; Al servizio di Hitler, Claretta: la consigliera filonazista; Sono il cadavere vivente; Il duce e i suoi camerati, Mussolini; Mussolini e l’antifascismo popolare; I ‘cani’: gli alleati e i ribelli; L’illusione della rinascita: il discorso del Teatro Lirico;L’ impossibile salvezza) risulta chiaro che l’autore di questo interessante libro ha scelto di trattare il periodo di Salò del potere del Duce.
A questo punto è utile tenere presente qunato segue: il rapporto di amicizia che legava Adalf Hitler a Benito Mussolini e l’atteggiamento assunto dal Führer e dei gerachi nazisti nonché dei vertici militari della Wehrmacht nei confronti del tradimento italiano del 8 settembre 1943. Il particolare rapporto di amicizia che legava i due dittatori in sostanza influì sul destino di Benito Mussolini. Hitler in sostanza mise su due piani diversi l’Italia, il suo popolo, considarato dal dittatore nazista un traditore, e il capo di governo Benito Mussolini vittima di una congiura di palazzo orchestrata dalla monarchia e da alcuni seguaci del partito fascista, perciò Benito Mussolini era ancora degno di assoluta fiducia mentre gli altri erano nient’altro che dei traditori da punire senza alcuna pietà. Questo dualismo di trattamento fu sempre presente durante gli ultimi due anni di guerra. Il dittatore nazista si comportò in Italia come si era comprtato altrove: occupò il paese e mise in piedi un regime collaborazionista ovvero uno stato fantoccio o vassalo, la Repubblica Sociale Italiana al governo della quale fu insedito l’unico uomo degno di fiducia e che poteva garantire la collaborazione con le autorità di occupazione naziste : Benito Mussolini. Benito Mussolini fu salvato dal amico Hitler dalle grinfie dei suoi traditori con uno scopo: da statista e copo di governo Hitler trasformò cinicamente il suo alleato fascista in collaborzionista come aveva già fatto in altre occasioni occupando gli altri paesi europei dove creò un rete di collaborzionisti locali.
Dal canto suo Benito Mussolini era ben conscio del suo nuovo ruolo assegnatogli dal Führer, ruolo che Benito Mussolini accettò di adempiere fino in fondo degradandosi al rango di puro esecutore del volere dei padroni nazisti. Emblematica a proposito è la condanna a morte edla successiva escuzione di Galeazzo Ciano e degli altri gerarchi fascisti catturati promotori del ordine del giorno contrario a Benito Mussolini durante la storica seduta del Gran Consiglio del 24 e 25 luglio 1943) Pur avendo le mani legate dall’assidua e ingombrante presenza nazista, Benito Mussolini cercò di mantere almeno in apparenza un ruolo autonomo di manovra ( il suo discorso del Teatro Lirico ) che però non diede mai i rissultati auspicati dal Duce, neanche durante la sua fuga. In definitiva senza il suo amico Adolf Hitler Mussolini rimaneva una pedina da giocare secondo la convenienza dei gerchi nazisti di turno o di qualche eponete della Wehrmacht.
L’autore ci offre un immagine del tutto inedita del Duce, un immagine di un uomo che si rende conto della situazione in cui si era trovato dopo la perdita del suo potere. L’unico conforto nei momenti di solitudine tipici dei capi di stato lo ebbe da Claretta Petacci, sua amante e consiglira disinteressata ma ferma nelle sue posizioni filonaziste, una donna pronta alla fine anche a sacrificarsi seguendolo fino alla fine.
Il libro si presta ad una scorrevole lettura senza intoppi pur essendo arricchito con citazioni e informazini documentate che renodono il filo del discorso indubbiamete comprensibile anche a chi non è un esperto storico. Si tratta di un testo di divulgazione storica che però racchiude in sé un valore scientifico.
In conclusione un libro sicuramente da leggere per capire la personalità di un dittatore in pieno declino politico e militare e come statista.
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