Dettagli Recensione
la memoria non ha guardiani, nemmeno Pansa.
Pansa scrive bene. E' capace ed è preparato. Sa quel che dice, legge, ed è informato sul dibattito storiografico contemporaneo. Però non riesce a mettere tutte queste cose insieme (e può anche darsi che questo in fondo non sia un difetto).
La cosa però che colpisce nei suoi ultimi libri, rispetto ai quali non penso affatto che ci sia un complotto contro la resistenza (e non credo ce ne siano neppure ai suoi danni)è il tono e l'atteggiamento assolutamente autistico del discorso. Pansa legge tanto, spesso colpisce anche nel segno, ma non sembra riuscire ad uscire da una lettura su se stesso. E questo libro, rispetto ai precedenti, davvero assume l'aspetto di esplosione dell'IO. Penso che avrebbe usato gli stessi toni per sostenere che con il cacciucco si deve bere grappa e non vino perché così la pensa lui.
Questo lo stile. I contenuti sono, oggettivamente, quelli di un libro "revisionista" alla De Felice (quindi per Pansa non credo sia un'offesa). Purtroppo, in alcuni punti usa l'arma dei negazionisti (alla Mattogno per intenderci ). Ad esempio quando attacca Capogreco perché nel citare il suo libro "Il Sangue dei Viti" commette un evidente errore di battitura (quel che accadde dopo il 2005 invece che dopo il 1945) e su questo errore imbastisce tutto un ragionamento (alla Holmes: da questo deriva che....). Ricordo che i negazionisti utilizzano le inevitabili incongruenze nei ricordi dei sopravvissuti per inficiare tutto l'impianto (cataste di 30 metri di morti? impossibile etc...).
Quello però che colpisce nelle ricostruzioni di Pansa (le quali sono vere così come è vero che il PCI ha lavorato spesso per il silenzio) è che la "mattanza" come la chiama lui del dopo 1945 non avviene in un paese normale. Non è l'Italia del 1978 e del rapimento Moro. E' un Italia distrutta dalla guerra e la guerra la iniziarono i fascisti alleati con Hitler (Bisognerà pur dare i nomi alle cose). E'un Europa distrutta dalla guerra! Una guerra totale con 60 milioni di morti, dove civili e militari erano considerati alla stessa stregua. Una guerra totale ed ideologica, di sterminio. In una tale temperie selezionare alcuni episodi estrapolandoli da un terribile clima di sangue e odio è del tutto fuorviante, soprattutto raccontandolo ad una platea di persone che vivono (per fortuna) in pace da 60anni.
Tuttavia, tuttavia, sarei ben contento che Pansa proseguisse nella sua storia "completa" che in Italia che viene sempre taciuta, sempre messa fra parentesi (o, peggio, deliberatamente ignorata).
Le foibe, le stragi, i bombardamenti. Le rappresaglie (oppure Perlasca etc...) in tutto questo manca qualcosa in quello che ci (o ci si) racconta. Cosa manca? il fatto che ci si rappresenta sempre come vittime. Che l'Italiano medio, anche se di destra (anche se fascista) ma anche del PD o di chi cavolo volete voi, si trova d'accordissimo nel condannare le stragi in Italia (e come non potrebbe). Ma le stragi che i nazisti insieme ai fascisti (o molto spesso questi ultimi da soli) hanno commesso in Italia sono identiche a quelle che gli Italiani hanno commesso all'estero: Jugoslavia, Libia, Etc....
L'Italia non è stata una vittima del fascismo ma ideatrice e allo stesso livello del nazionalsocialismo. Noi chiediamo la condanna, giustamente,dei criminali di guerra nazisti, ma i nostri??Graziani, Badoglio, Roatta... proprio ieri l'altro ho rivisto Fascist Legacy ( un documentario MAI visto nelle reti in chiaro pur se acquistato dalla RAI) ed i criminali di guerra italiani ricercati dopo la 2° guerra Mondiale erano oltre 1200!!!!. E, per chi lo deve vedere, vi assicuro che fa un certo effetto sentirsi descrivere (sì come italiani dico) esattamente come noi abbiamo descritto i criminali nazisti.
Ecco questo tema chissà quanta benevolenza porterebbe a Pansa dalla destra che oggi gli si dimostra tanto amica, come se le stragi e le uccisioni del dopo 1945 venissero dal nulla e si dissolvessero nella nebbia. Ma tant'è questo è il clima liquido e incolore (ma persistente) che ci tocca ai giorni nostri,
In ultimo vorrei segnalare a Pansa che contestare di fronte a Montecitorio per la presentazione di un libro (Ichino) in un paese democratico (come quello che vorrebbe Pansa, spero) è assai diverso dal non far parlare le persone e, spero, è ancora lecito.
Leggetelo, ma il tempo è prezioso.