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Spingendo la notte più in là
Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi
Il figlio del commissario Luigi Calabresi, Mario, giornalista di grandi testate nazionali, dopo 36 anni dall’uccisione del padre per mano delle Brigate Rosse, traduce sulla carta quelli che sono stati gli avvenimenti tragici e dolorosi che hanno segnato la sua e la vita di tutta la sua famiglia: vittime misconosciute, i famigliari, sui quali, spesso, è calato un silenzio pesante, insopportabile. Mario Calabresi e i suoi fratelli grazie alla madre, che ha mantenuto sempre un’incrollabile fiducia nella Magistratura (la cui principale preoccupazione è stata quella di non far crescere i figli nell’odio e nel rancore), hanno ritrovato la forza di vivere, spingendo la notte più in là, anche se è stato un lavoro faticoso e difficile.
Calabresi con animo ancora scosso, oggi, ma rigoroso e pacato scevro da sentimenti accesi, rivive i fatti, il Terrorismo, i cosiddetti “Anni di piombo”, quando l’Italia tutta sembrava aver perso il senso delle istituzioni democratiche: 150 morti nelle stragi italiane; un silenzio complice la storia del terrorismo rosso.
Egli dichiara che voltare pagina, si possa e si debba fare, ma ogni pagina ha due facciate, non si deve leggerne una sola, quella dei terroristi o degli stragisti, bisogna preoccuparsi anche dell’altra: farsi carico delle vittime. Ma, quando ci si sente dimenticati, messi da parte o peggio vedere gli assassini del proprio padre, fratello, figlio, parlare in televisione, ai convegni, nelle università: come si può pretendere serenità di giudizio? Come si può chiedere il coraggio della clemenza?
Dopo anni di umiliazioni, ( per il nome del padre infangato), sofferenze, Calabresi, figlio, ritiene giusto impegnarsi per andare avanti nel rispetto della memoria del padre; portarlo con sé nel mondo e non umiliarlo nelle polemiche e nella rabbia. Bisogna scommettere tutto sull’amore per la vita.
E’ vero che il tempo stempera il dolore e rasserena l’animo sconvolto dagli affetti spezzati, anche, tragicamente, ( Nessuno riporta indietro quello che non c’è più ), ma è, anche vero, che davanti a tanto controllo esercitato negli anni, si resta ammirati e compartecipi.
In questo libro non si parla di vendetta, ma di giusta giustizia, di sensibilità ed assistenza, di far luce sulla verità; non viene negato il recupero, il legittimo reinserimento nella società dei colpevoli di atti terroristici, ma dovrebbe essere fatto con la massima discrezione e misura.