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Stalin e la formazione del blocco orintale sovie
L’ autore del libro si pone chiaramente un paio di domande molto precise alle quali da delle risposte ben documentate storicamente. All’inizio affronta il problema della situazione internazionale, nella quale si era trovato il nascente stato sovietico dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 e la fine della guerra civile. In breve l’autore si chiede se ci sia una contiunità tra l’impero zarista russo e il nuovo stato socialista sovietico.
A questo punto una domanda sorge spontanea: si può ancora parlere di un impero interno ? Analizzando il comportamento del potere comunsita sovietico è evidente che i governanti sovietici adottarono gli stessi criteri di potere degli zar, cioè sicurezza dei confini del paese e controllo delle aspirazioni nazionali delle popolazioni non russe. Dunque, si può dedurre che vi è stata già da subito una continuità tra il vecchio stato zarista e il nuovo stato socialista. Per capire meglio di che cosa si tratta è utile tenere presente un fatto : la presa del potere di Stalin. Stalin abbandonò l’idea della rivoluzione proletaria mondiale teorizzata nel primo periodo di estenza dello stato sovietico, scegliendo la logica propagandistica del socialismo in un solo paese. Con questo a prima vista sottile cambiamento di froma ideologca, la sicurezza e la spravvivenza dello stato sovietico venivano chiaramente anteposti alle questioni ideologiche di propaganda. Per Stalin lo Stato veniva prima dell’ideologia. L’ideologia comunista era a servizo dello stato e non viveversa.
Il secondo punto affrontato nel libro è la seconda guerra mondiale e il ruolo avuto in essa dall’URSS. Un fatto diventò inconfutabile dopo la fine del conflitto; l’URSS emerse dalla gurra come una superpotenza e in quest’ottica deve essere letta tutta la politica attuata da Stalin in Europa orientale, perciò si trattò di delineare le sfere d’influenza reciproca . Qui l’ autore fa una distizione secondo noi molto interessante per un lettore in cerca di particolari : la distinzione tra teoria e pratica delle vie nazionali nel blocco sovietico. In breve l’imposizione oppure no del modello del socialismo reale sovietico in tutta l’area assegnata dai accordi di Yalta all’URSS.
L’ultima parte dell’libro è didicata all’crollo dell’blocco orientale. Di consegunza, la domanda di fondo posta dall’autore potrebbe essere sintetizzata così : che tipo d’impero era quello sovietico? L’ autore sceglie la tesi che si trattò di un impero isolazionista ben ducumentano la sua ipotesi storica.
Questa risposta è però strettamente lagata all’esordio del libro, dove l’autore ci illustra con minuziosità scientifica la definizione data dagli esperti al cocetto dell’impero. Solo tenendo conto della parte teorica delle prime pagine del libro si può capire in profondità la definizione che l’autore ha voluto dare al concetto dell’impero sovietico.
Scrivendo il testo l’autore aveva sicuramente in mente un tipo di lettore ben preciso. Una persona interessata alla problematica dello stalinismo. Questo libro però può essere preso in mano anche da chi desidera approfondire le sue conoscenze storiche dell’Europa oriemtale.
Si tratta di un testo specifico ma scritto in modo tale da essere abbordabile da ogni tipo di lettore interessato all’argomento, perché i fatti trattati ed esposti sono spiegati in modo chiaro e comprensibile con un percorso di lettura lineare ben preciso senza sbavature di troppo che avrebbero sicuramente appesantito e rallentato la lettura con il rischio di perdersi nei meandri degli approfondimenti non esenziali che avrebbero potuto compromettere la compresione globale del contenuto trattato nell’intero testo. L’autore ha operato una selezione ben curata delle informazioni da veicolare al lettore che non hanno precluso la compersione dello stalinismo come fenomeno ideologico, politico e diplomatico.
In sostanza un manuale perfetto per gli studenti universitari ma non solo. In conclusione un libro da leggere con attenzione.