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Sbucciando la cipolla
Si tratta della sua famosa autobiografia, quella che fece grande scandalo quando uscì a novembre 2007 per le ammissioni e i ricordi dettagliati da parte di Grass del suo passato di giovane nazista.
Intanto, dico subito che la lettura non è facile perchè ogni tanto parla in prima persona e ogni tanto in terza parlando, però, sempre di sè stesso; e quindi bisogna fare un pò di ginnastica mentale (per me che non sono un'intellettuale) per seguirlo in questo suo modo di raccontare di sè come se fosse lontano da sè, per finire affermando che sta parlando di sè .
Il lavoro che fa Grass non è un semplice ricordo di avvenimenti passati, ma è un lavoro di introspezione profonda, alla ricerca dei sentimenti che provava negli avvenimenti che non vengono descritti, ma vissuti attraverso le sue emozioni. E si percepisce tutta la fatica e, a tratti, il dolore nel dover ammettere di essere stato entusiasta dei proclami del Fuhrer e di tutto ciò che era il nazismo - posso dire che si espone quasi con spirito femminile nei suoi sentimenti, senza cercare nessuna scusa a ciò che è stato, e anche senza esaltarlo, ma ammettendo, circa dopo 200 pagine, di essere stato un idiota.
Comunque, una cosa mi è rimasta impressa. Ho sempre pensato ai premi Nobel come a letterati integerrimi, biblioteche ambulanti dal sapere sconfinato, gente che capisce tutto di tutto, persone che hanno il senso del bene, della giustizia e della moralità; icone viventi di tutto ciò che di positivo posso immaginare. Ebbene, di questo mito che ho dentro di me di ciò che è un Nobel per la letteratura, mi è rimasto impresso quando Grass, diciannovenne, racconta la sua partecipazione a un matrimonio finita a letto con la sposa, lui e un suo amico (il marito non è menzionato). Evviva la vita!