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Diario di denuncia e testimonianza
Natascia Berardinucci è un’infermiera abruzzese, si è laureata in Scienze Infermieristiche, ha conseguito un master e un corso di perfezionamento in “Medicina Tropicale e Salute internazionale”.
"Ho tolto i chiodi dalle mie ali" è il suo primo libro, titolo che evoca dolore, forza e determinazione ovvero gli elementi che caratterizzano la vicenda umana di Natascia: "Il mio è un dolore silenzioso di chi conosce perfettamente e fino in fondo l’identità del proprio nemico, da combattere, con tutte le forze, le mie e da sola. Quel dolore non mi abbandona mai, indosso una maschera e fingo che tutto vada bene ogni giorno. Convive con i miei sorrisi, con le mie lacrime, con i miei cambiamenti d’umore, repentini, la mia vita,col mio lavoro: è dentro di me. Quanto avrei voluto urlarlo quel dolore, ma non si può, perché le persone più vicine hanno paura più di me e portano ancora impressi i segni vivi addosso lasciati da quei cinque anni, passati a scoprirlo.”
Mentre i problemi fisici compromettono la sua vita, i dottori non riescono a inquadrare facilmente la malattia. Poi la diagnosi: "Parkinsonismo giovanile a esordio precoce", parente stretto del celebre morbo di Parkinson.
Passano alcuni anni, la donna è impegnata a studiare per il master in "Management e coordinamento infermieristico" e incontra un uomo che dichiara: "^Ti prometto non ti farò mai del male^. Me le sento ancora nelle orecchie quelle parole! Avremmo dovuto crescere insieme nell’amore di Dio! Ha giocato con la mia vita ed è una cosa che non mi dà pace. Non ha avuto rispetto per me né per la mia famiglia né la mia professione, per la mia malattia e neppure per i mie sogni, li ha distrutti tutti inesorabilmente. Come ho potuto permettergli tutto questo? L’amore è un sentimento che ti fa star bene, sorridere, gioire, battere forte il cuore nel petto. Sono stata denunciata da colui che amavo nella maniera più vigliacca possibile: ^L’ha premeditato^."
Natascia viene condotta prima in prigione per l’accusa ignobile di stalking con la clausola giuridica di pericolosità sociale, poi in clinica per disabili intellettivi, in ospedale psichiatrico e infine agli arresti domiciliari. Sconvolta dalle incredibili disavventure ma fiera e combattiva, Natascia Berardinucci scrive un libro di denuncia e di testimonianza usando la sua voce anche "per chi voce per urlare non aveva più".
"Finalmente ho tolto i chiodi dalle mie ali. Inizio a sbatterle piano, adesso so che funzionano. Proverò a sbatterle più forte così da prendere quota e volare finalmente."