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Lotta
Secondo la mia modesta opinione due sono le voci predominanti della lotta al segregazionismo negro in America, durante gli anni '60: Martin Luther King Jr. e Malcolm X. Due personalità completamente diverse, accomunate dallo stesso obiettivo: sconfiggere il razzismo in America. Il primo di questi personaggi è passato alla storia come il più "politically correct", il secondo è stata la voce della lotta nel senso stretto della parola. In questo libro Malcolm X racconta in prima persona tutta la sua vita, una vita che è stata intensa dall'inizio. Uno di quegli uomini animati da un'energia fortissima che, se fosse stata impiegata bene dall'inizio, avrebbe potuto concludersi con grandi soddisfazioni ed in pace. Invece sappiamo tutti come andò a finire. Malcolm X ricorda quando, quindicenne e molto bravo a scuola, andò dal suo professore a confessargli che avrebbe voluto diventare avvocato; questi, con una bella risata, lo consigliò di lasciar perdere certi sogni e diventare falegname. Da qui un senso di ribellione che, in un animo forte come il suo, non poterono che sfociare in comportamenti pericolosi. Divenuto delinquente a tutti gli effetti finì per ritrovarsi in galera, ma fu fortunato, perché capitò in una struttura moderna, in cui realmente si credeva in una riconciliazione degli animi più deviati con la società. In carcere l'incontro con l'islam; la ripresa degli studi nella fornitissima biblioteca del penitenziario; la riconquista della libertà e l'inizio di una nuova vita, come dirigente di una organizzazione per la lotta contro il segregazionismo.
Non ve lo racconto tutto perché vi toglierei l'emozione grande che si prova a leggerlo. Anche se nelle biografie sai già la fine è il durante che regala momenti di vera speranza che tutto abbia avuto una fine diversa, che la storia possa scrivere un nuovo capitolo per Malcolm.