Dettagli Recensione
Non leggete questo libro, è triste.
Vasilij Grossman entra con l'Armata Rossa nel lager di Treblinka.
I nemici della razza umana sono già fuggiti con la refurtiva.
Grossman non lo sa ancora...ma lui farà, sotto il tallone di un'altra dittatura, la stessa fine degli assassinati di quel campo.
Differente sarà soltanto la modalità d'esecuzione.
Questo libretto dell'Adelphi, assai piccolo in verità, è "triste".
Ovvero, non parla di vampiri e di trame di colore giallo acceso.
Per questo il libraio che è un commerciante, se è astuto,vi avverte:"Quello è triste".
Siete dunque avvertiti.
Il rapporto di Grossman è impressionante.Prima di essere un soldato sovietico,prima della divisa, prima di tutto,insomma,Vasilij è un ebreo.
Aveva sentito voci e ascoltato racconti, precisa, ma non immaginava questo.Così non compie funambolismi intellettivi o, peggio, intellettuali per definire Treblinka: INFERNO...è la parola che gli si accosta per prima alla mente nel vedere, constatare, osservare che cosa un tedesco sa fare.
E come sempre lo sa fare bene.
E' un libro triste, è vero.
E mica dobbiamo stare male per queste cose no? Ora siamo più...maturi.
Ecco, maturi.
Espressione libera, forte, esaustiva e fiera.
Siamo più maturi! Oh!
Ma io vi dico che chi non legge questo libro non può comprendere la "rovina interiore" (Lacan) di un uomo,né percepire la dolcezza della zolletta di zucchero che si sgretola fra i denti all'ora del té.
Chi volta lo sguardo altrove non percepirà mai più il verde intenso dei campi o l'azzurro cobalto del cielo.
A molti piacciono "le sensazioni forti"...per questo leggono le saghe vampiresche di improbabili succhiasangue d'occasione impiegati come stagnini alla corte del secolo XXI...
Vi piacciono le sensazioni forti,eh?
Leggete questo libro. E' triste.
Ma in fin dei conti voi siete così sereni?
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Grazie per la recensione.
Amalia