Dettagli Recensione
Per Koba...ed anche per la patria.
E' un grande libro.
Peccato non sia diffuso così come la Merridale sperava.
Quella che lessi l'anno scorso è un'opera che ha vissuto tre stesure.
Un parto decisamente lungo, otto anni di lavoro.
La storia dell'Armata Rossa è una esaltante interpretazione psicosociologica di uno dei più forti eserciti del mondo.
Magnifica, a mio parere, la descrizione della operazione "Barbarossa" del 1941.
Stupenda, quasi strategica, la ricostruzione della battaglia di Stalingrado, interpretata come "unica chiave di volta" della sconfitta germanica.
"I soldati di Stalin" tra i tanti presenta un grande pregio: quello della presa di coscienza dell'identificazione dell'esercito di popolo con il condottiero "assente".
I "barahituj", appellativo scherzoso dei soldati dell'Armata Rossa, "fedelissimi" appunto, andavano alla morte non in nome della "patria borghese", bensì in nome di Stalin, l'uomo di ferro.
Del resto nel loro giuramento essi alzavano il pugno sinistro chiuso in onore del compagno "Koba", nome da partigiano del dittatore sovietico.
Fantastico il capitolo di speculazione sull'ordine delle priorità che il soldato sovietico deve rispettare.
Quasi quasi me lo rileggo.